Goliardo Padova è nato a Casalmaggiore (Cr) nel 1909, ha studiato all'Istituto d'Arte Toschi di Parma, allievo di Guido Marussig. Si è diplomato all'Accademia di Brera, dove ha appreso, per la decorazione e la grafica, gli insegnamenti di Palanti. Nel '31 aderì al Chiarismo seguendo le lezioni di Edoardo Persico, con gli amici Del Bon, Lilloni, De Rocchi e Spilimbergo. A Brera iniziò a insegnare a soli 25 anni come assistente di Marussig. La cattedra di composizione decorativa e grafica gli venne confermata fino al 1947. Oltre alla pittura si dedicò alla grafica, realizzando manifesti e campagne pubblicitarie (per Campari, Fratelli Branca e altre ditte famose).Verso la fine degli anni '30 abbandonò i toni chiari rendendo la sua tavolozza più densa e avvicinandosi a Corrente. Partecipò alla prima mostra del gruppo alla Permanente nel marzo 1939 e vi collaborò poi per diversi anni. Con lui vi erano i giovani appena usciti da Brera Cassinari e Morlotti, ma anche i meno giovani Lucio Fontana, Sassu, Birolli, Manzù, Badodi. Partecipò al Premio Bergamo dal 1939 al 1941. Nel periodo della guerra Goliardo Padova dovette subire discriminazioni a causa del suo cognome, ritenuto d’origine ebraica. L' 8 settembre del '43 dalla Francia i tedeschi lo deportarono in Germania, nel campo di concentramento politico di Karlsruhe dove patì fame e lavoro pesante. Perse anche un timpano a causa di uno scoppio. Riuscì a fuggire dal Lager e tornò a piedi dalla Germania, portandosi dentro una grande desolazione che s’espresse in una pittura sempre più tormentata. Per gravi motivi di salute dovette rifiutare l'insegnamento a Brera. Si ritirò a Casalmaggiore chiudendosi in se stesso e abbandonando la pittura, limitandosi ad insegnare nella locale scuola media. Il silenzio si protrasse per anni, fino al 1955, quando riprese a dipingere grazie anche all'amicizia disinteressata di personalità del mondo della cultura, dell'arte e della poesia accomunati da un’accesa sensibilità: Francesco Arcangeli, Attilio Bertolucci, Roberto Tassi, Pietro Bianchi, Mina Gregori, Arturo Carlo Quintavalle, Giorgio Cusatelli, Piero Del Giudice, Elda Fezzi, Giuseppe Tonna. L'artista era ormai cambiato dentro e inizialmente riprese a usare solo la tempera, ma si tenne sempre aggiornato culturalmente. Cominciò così a usare il colore in modo forte, espressivo. Nel '57 ricominciò a dipingere anche ad olio e ad esporre: nel '58 a Milano alla Galleria Cairola, a Brescia, a Parma alla Galleria del Teatro, alla Galleria La Ruota e al Ridotto del Teatro Regio. Modena, Ferrara, Cremona, Torino, oltre ovviamente Parma hanno ospitato negli anni ‘60 rassegne di Goliardo Padova Nel '68 venne invitato al Museo Civico di Bologna per la Mostra sull' "Arte Contemporanea in Emilia". Le sue opere si trovano alla Pinacoteca di Parma, al Museo Civico di Cremona, allo CSAC di Parma, al Museo della Permanente e nella Raccolta Bertarelli al Castello Sforzesco a Milano, al Museo Diotti di Casalmaggiore (Cr). La sua pittura, nata sotto il segno del Chiarismo e del Naturalismo lombardo, si si spostata poi verso un espressionismo tendente all’informale. Alla fine, è giunta per lui la "stagione ricca di frutti" come definita dal poeta e amico Attilio Bertolucci. Nel 1961 si trasferì a Parma e poco dopo acquistò una casa a Tizzano sull'Appennino.Dopo la sua morte nel 1979, sono proseguite mostre e pubblicazioni dedicate a lui, sempre apprezzato dal pubblico di numerosi collezionisti, da critici e galleristi.