Fondazione Uccia Fieni ONLUS e Chaos Art Gallery
sono liete di invitare la S.V. alla inaugurazione della mostra
DINO--------
8 - 25 SETTEMBRE 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione Domenica 8 Settembre, ore 17,30
Presentazione a cura di Eles Iotti
La mostra conferma un percorso di lavoro di grande coerenza e dedizione in cui il pittore, in sintonia con il pulsare del mondo, stabilisce un contatto viscerale e autentico di fiducia nell’uomo e con quanto nella vita interiore c’è di più profondo. Chiapponi in quegli anni ’80 ha parlato il linguaggio dell’espressionismo astratto fatto di apologie, malesseri e inquietudini interiori, depurandolo dalla cognizione del dolore. La sua pittura è catarsi, subblimazione di vissuti.
Questi paesaggi astratti, solenni ed equilibratissimi, afferrano la complessità dell’esistenza senza il male di vivere. Opere emozionanti, difficili da dimenticare, come impossibile dimenticare, a Parma, il loro autore. Eles Iotti
Ingresso Libero
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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FONDAZIONE UCCIA FIENI ONLUS
Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma
Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
tel. +39 366 300 1181
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5xmille C.F. 92179610347
Donazioni IBAN IT40F0623012708000058176095
La fondazione “Uccia Fieni ONLUS”, nasce su iniziativa dell'artista Alfredo "Dino" Chiapponi in memoria della moglie prematuramente scomparsa, si propone di aiutare con una borsa di studio i bambini di scuola elementare che siano meritevoli ma meno abbienti e di aiutare i malati oncologici e i loro familiari nel percorso della malattia. Dopo la scomparsa dello stesso Chiapponi, un gruppo di suoi affezionati amici artisti ha realizzato, sotto l'egida della Fondazione, il suo sogno: una galleria d'arte, in pieno centro storico a pochi passi dal Duomo di Parma.
8-25 GIUGNO 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione
Sabato 8 giugno, ore 17,30
Entrata libera
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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11 MAGGIO - 4 GIUGNO 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione
Sabato 11 Maggio, ore 17,30
Entrata libera
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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CANONI DIFFUSI--------
Ivan Lorenzo Frezzini ----
20 aprile – 8 maggio 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione
Sabato 20 aprile 2024, ore 17,30
Concept: In un momento storico di repentini cambiamenti e società liquida, ho cercato di imprimere sulla tela l’ evoluzione e l’energia che nasce dalla trasformazione.
Per fare ciò, ho utilizzato una tecnica particolare, che unita ai grandi classici della storia dell’ arte, conferisce una nuova chiave di lettura contemporanea alle tele avvicinando così anche le nuove generazioni allo splendore dell’ arte e dei grandi artisti e maestri.
Un volto , un’ icona hanno tante storie da raccontare, io racconto la mia storia fatta di arte che arriva dalla sofferenza e per questo volta a dare un segnale di speranza a tutte le persone che si trovano in difficoltà. Ivan Lorenzo Frezzini
Opening
Sabato 20 aprile ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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6 - 17 APRILE 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione
Sabato 6 aprile, ore 17,30
Presentazione a cura di Giulia Muratori
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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24 febbraio - 13 marzo 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione
Sabato 24 febbraio, ore 17,30
Presentazione a cura di Giulia Muratori
Attraversare la porta della Chaos Art Gallery in occasione dell'esposizione su Enrico Benassi significa essere invasi da un mondo visivo e immaginifico d'immediata palpitazione, in un vibrante vortice di puntini, colori, contrasti e belve.
Un turbinio che viene classificato come naïf ma che esula da qualsiasi riferimento o confine, geografico come mentale.
Nato a Mezzani, in quella terra di nebbia e genio dove forse il lineare orizzonte padano fa da culla alle più estrose fughe creative, Benassi da autodidatta inizia a dipingere con l'amata tempera vere poesie fiabesche. Sin dal principio i luoghi conosciuti, gli edifici riconoscibili della città, il fiume, i volti familiari si trasformano e dialogano con forme dal sapore egizio, orientale, preistorico dando luce ad uno stile originalissimo ed onnivoro, che ingloba al suo interno culture locali come lontane. L'artista si ispira a modelli iconografici alti come la Camera di San Paolo, ma anche alle pitture rupestri o alle immagini di giornali sportivi: ogni riferimento figurativo è parimenti valido, tutto concorre a comporre quell'universo di visioni che ora ammiriamo; sono ideali arazzi tanto caotici ed incantati quanto ordinati, orditi su una fine trama di geometrie ed equilibrio. Non c'è prospettiva, non c'è chiaroscuro, non c'è vuoto o attesa: lo spazio del supporto è totalmente riempito da colori mai stesi e linee di contorno spesse, le stesse che saranno teatro di quei puntini decorativi vera e propria cifra stilistica di riconoscibilità. Questi piccoli tocchi di bianco muovono ancora più l'immagine e invadono la nuova produzione come i pannelli precedentemente conclusi, in un tempo creativo continuo che non ammette linea cronologica. Ciò che risulta è ritmo, vibrante e caloroso, sensoriale ed emotivo; una musica quasi tribale che ci riporta incredibilmente alla nostra dimensione più primordiale, irta di fantasia, legami sanguigni e paure universali.
Proprio questo carattere internazionale ha preciso riscontro nelle rassegne e mostre che hanno visto presenti le sue opere: dalla prima personale del 1970 al Caffè Zavattini si susseguono numerosissime, sempre più all'estero che in Italia. Critici, galleristi, collezionisti dalla Svizzera alla Croazia, dalla Germania ai paesi nordici ammirano questa pulsione vitale che di certo meriterebbe un luogo permanente d'esposizione.
Giulia Muratori
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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FONDAZIONE UCCIA FIENI e CHAOS ART GALLERY
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra collettiva
Paolo Bottioni - Mary Quarantelli
Orsola Rignani - Gianluca Ugoletti
Essenze d’astratto--
03 – 21 febbraio 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione
Sabato 03 febbraio, ore 17,30
Presentazione a cura di Giulia Muratori
Con Paolo Bottioni entriamo in un mondo in cui il colore e la struttura dominano lo spazio pittorico: se l'obiettivo è mandare ad espressione una immagine o un ricordo che hanno emozionato l'artista, la chiave di lettura è invece l'equilibrio dato dalle tanto amate scale cromatiche o costruttive che traducono lo spunto emotivo in quadri che sono aperti, sia dal punto di vista dimensionale che da quello personale. Chiunque osservi questi quadri, così ricchi di contrasti euritmici, può cogliere un proprio ricordo o leggere una propria sensazione rendendo esperienziale il processo artistico.
Per Mary Quarantelli la pittura è necessità, urgenza d'esprimere la propria profonda emotività. Non c'è ripensamento: c'è azione. L'artista ha la forza di imprimere il colore in modi gestuali diversi facendo nascere composizioni variegate ma tutte ugualmente votate alla ricerca di un proprio stile che vira verso il bianco ed il nero, assenza e concentrazione massima di tutti i colori.
Le sensazioni si amplificano mentre i segni diventano minimali e sintomatici di una profonda analisi mirata all'essenziale. Allo stesso tempo, non manca mai la profondità: guardando le sue opere la nostra immaginazione si allarga verso ciò che non si vede, l'oltre, che è l'elemento che più le interessa.
Per Orsola Rignani l'espressione pittorica è un campo di sperimentazione aperto e inter-implicato con la sua ricerca filosofica neomaterialista e postumanista. È una concezione di arte totalmente diversa rispetto ai canoni tradizionali: l'artista non è più solo artefice ma anche catalizzatore, entra enattivamente nell'agentività diffusa e il risultato sono opere ibride in cui l'azione dell'uomo apre e momentaneamente 'chiude' (fissandone un frammento su tela) un processo di interazione di forze dove acqua e pigmenti naturali entrano in relazione e interagiscono con una propria agentività.
Con Gianluca Ugoletti l'espressionismo astratto diventa matrice di grandiose visioni cosmiche: è l'epifania del colore lucente, dirompente che crea un universo caotico e al tempo stesso composto fatto di gocce, stesure liquide e addensamenti. Per Ugoletti l'artista è da un lato il maestro dell'immagine ed il suo potere è fantastico, quasi magico, carattere che ritroviamo nelle tele; dall'altro come uno scienziato l'artista sperimenta e cerca costantemente un'inedita forma artistica del presente che si distacchi da quelle passate con feconda creatività e nuovo senso religioso.
Opening
Sabato 3 febbraio, ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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13 - 31 GENNAIO 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione
Sabato 13 gennaio, ore 17,30
Presentazione a cura di Giulia Muratori
Carlo Amati, già̀ tra i 100 di Marcheselli, è un artista affermato, non nuovo al pubblico grazie ad una vita passata tra linee e geometrie architettoniche sia nel proprio studio di progettazione che su tela. In occasione della mostra alla Chaos Art Gallery ci presenta però un percorso quasi antologico che ci vede al suo fianco, dai primi dipinti ai più̀ recenti, come se passeggiassimo assieme a lui lungo un argine, ascoltando i suoi ricordi farsi vividi tra una pozzanghera, un riflesso d’acqua ed un accenno di vento che sibila tra le betulle. (continua la lettura)
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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a cura di Manuela Bartolotti e Laura Olivieri
16 dicembre 2023 – 10 gennaio 2024
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Il viola delle violette di Maria Luigia, il malva di Proust, il giallo dorato dello stemma su cui campeggiano i gigli blu farnesiani, il rosa dei marmi del Battistero, il nero inchiostro di Bodoni. Con quanti colori si può dipingere Parma? 100 artisti del secolo scorso che ne hanno raccolto le innumerevoli sfumature, vengono a restituircele in emozioni. Perché il senso di un luogo è il ricordo che lascia, il sogno che dischiude, un innamorato profumo di vita afferrato da penna o pennello.
Sulla scia della mostra del 2022 “A ciascuno il suo. I 100 di Marcheselli in mostra”, anche quest’anno, sotto l’albero, abbiamo scelto 100 pittori di Parma e provincia, più o meno noti, che abbiamo conosciuto e amato. Tornano per farci emozionare, per ricordare la grande creatività e bellezza della nostra città, aprendo il 2024 con un augurio luminoso e variopinto.
Inaugurazione
Sabato 16 dicembre, ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Chiuso il lunedì, Natale e Capodanno.
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a cura di Manuela Bartolotti e Laura Olivieri
2 – 13 dicembre 2023
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Inaugurazione
Sabato 2 dicembre, ore 17,30
Presentazione a cura di Marzio Dall’Acqua
Interverrà
Vittorio Sgarbi
Paesaggi struggenti, nature morte palpitanti, fiori vibranti di gioia solare e opere tutte percorse da un inesauribile vitalismo. Questo aspetta il visitatore alla mostra di Welleda Tomasi Cantù, pittrice classe 1927 con alle spalle una carriera di successi e onorificenze prestigiose con esposizioni in sedi importanti prevalentemente a Parigi e Montecarlo. Lo stile impressionista però con l’impasto spesso corposo, i colori densi e l’esuberanza creativa fanno tornare alla mente Seraphine de Senlis, straordinaria pittrice francese d’inizi ‘900. Welleda è molto distante da lei nella sua vicenda artistica e biografica, sia per le origini che per frequentazioni, ma vicina nella sensibilità, nella rappresentazione, nel ductus pittorico e persino nel cromatismo sensuale e squillante. Non si può che essere sedotti da questi oli grondanti ed esultanti di vita.
Opening
Sabato 2 dicembre ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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CLAUDIO SPATTINI
a cura di Manuela Bartolotti e Laura Olivieri
11 – 29 novembre 2023
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Ancora più luce, ancora più colore nelle tempere di Claudio Spattini. E ancora paradossalmente più vita nelle “nature morte”, crepitanti e sonore, nei paesaggi soffusi e vibranti. In questa mostra vengono proposte opere realizzate con una tecnica asciutta e persino col monotipo, per scoprire ulteriormente lo spirito e l’arte di questo Cèzanne parmigiano che guarda alla natura e alle cose con uno sguardo pieno di disincanto e gioia.
Claudio Spattini è nato a Modena il 18 luglio del 1922. Ha frequentato l’Istituto d’Arte “Adolfo Venturi” della sua città, sotto la guida di Arcangelo Salvarani e di Renzo Ghiozzi. Nel 1939 gli giunse il primo riconoscimento nazionale: il premio “Giovani espongono” nella mostra allestita a Firenze in Palazzo Strozzi. Terminati gli studi presso il “Venturi”, Spattini continuava a frequentare l’Istituto affiancando Ghiozzi come assistente. Nel 1943 l’artista passò a Padova per seguire il corso da allievo ufficiale dell’Aviazione. L’indomani dell’armistizio veniva fatto prigioniero e internato nel campo di concentramento di Wiztendorf; poi trasferito nei pressi di Colonia, ai lavori forzati in fonderia, e infine nei Monti dell’Harz, a sud di Hannover, in un campo di lavoro sullo scavo di una galleria. Da qui, durante l’avanzata delle truppe alleate, riesce avventurosamente a fuggire e a far ritorno a casa. A Modena, la famiglia Spattini è “sfollata” in una casa sulla via Vignolese, di proprietà dei Venturelli. Nell’immediato dopoguerra Spattini si iscrive all’Accademia di Bologna, docenti Virgilio Guidi e Giorgio Morandi. Nel mentre, insegna ai corsi serali del “Venturi”, nel corso superiore, e ha per collega il pittore Elpidio Bertoli. E sarà proprio Bertoli il primo acquirente di un quadro di Spattini. Del 1946 è una delle prime presenze a un’importante rassegna espositiva, la Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea allestita dall’amico Norina Martinelli nel Palazzo Ducale di Modena, ove presenta un Ritratto della sorella. Sempre nel ’46 gli giunge un lusinghiero riconoscimento: il premio Accademia di Bologna, assegnatogli da una giuria in cui sono presenti i suoi maestri Morandi e Guidi. L’artista diventò una presenza distintiva del circolo intellettuale attorno al Nazionale, lo storico caffè che s’apriva sotto il portico del Collegio, accogliendo nella sua celebre Saletta le mostre degli “Amici dell’Arte”. Più volte Spattini espose alla Saletta, nel 1947 nella memorabile collettiva che inaugurò l’attività degli Amici dell’Arte, poi nel 1948 assieme a Trevisi e Venturelli, l’esordio dei “tre moschettieri”. Nello stesso anno, con altri autori, i tre parteciparono al Premio “Saletta”. L’attività espositiva della Saletta permetteva di intessere rapporti con le maggiori personalità, anche a livello nazionale. In seguito, per gli Amici dell’Arte Spattini avrebbe allestito ben tre personali: la prima nel 1952, con un lungo commento di Renato Bertacchini, la seconda nel 1958, presentata da Roberto Tassi, l’acuto critico parmense, la terza nel 1971, presso l’Università del Tempo Libero, con l’autorevole introduzione di Ilario Rossi, che era stato suo insegnante all’Accademia di Bologna; frequentissime le partecipazioni alle collettive. Intanto, nel dopoguerra Spattini ricopriva la carica di Segretario del Sindacato Artisti, che radunava alcuni tra gli esponenti più qualificati dell’ambito modenese. Nel 1954, poco più che trentenne, si trasferisce a Parma dove gli è stata assegnata una cattedra per l’insegnamento del disegno. Come lo stesso Spattini ricorda, sarà Carlo Mattioli, il noto artista di nascita modenese, ma parmense d’adozione, a introdurlo nei circoli culturali della sua nuova città; il tramite fra i due è l’avvocato Allegretti, che ha instaurato con Mattioli un contatto che sfocerà nella mostra delle sue illustrazioni ispirate a La Certosa di Parma di Stendhal, tenutasi alla Saletta nel dicembre del 1954. A sua volta, la frequentazione di Spattini costituirà per Mattioli un ulteriore nesso con il mondo modenese. A Parma Spattini ritrova Amerigo Gabba, pittore e scenografo allievo di Bertocchi conosciuto ai tempi della Accademia di Bologna. Agli inizi degli anni Sessanta i due espongono insieme a Bari, a Parma, a Carpi. Spattini ha sempre intrattenuto stretti legami con Modena e con gli artefici della sua realtà culturale. Sue personali sono state allestite nelle più accreditate gallerie cittadine: per citarne soltanto alcune, nel 1963 a Le Mura, nel 1967 a La Sfera di Mario Cadalora, assieme a Trevisi e a Venturelli. Ancora, Spattini espone nel 1973 alla Farini 23 dell’Antica Società delle Arti, nell’81 alla Nuova Mutina di corso Canalgrande e alla Stamperia d’arte il Cerchio, con Biolchini, Stelluti e Vanni, nell’87 e nel ’96 al Centro Studi Muratori, nel ’95 al Punto d’arte. Fra i tanti critici modenesi che hanno scritto di lui e della sua opera, Renato Bertacchini, Franco Gattolin, Luciana Frigieri Leonelli, Ferruccio Veronesi, Enrichetta Cecchi, Mario Cadalora, Michele Fuoco. Da registrarsi le partecipazioni alla Biennale “Aldo Roncaglia” di San Felice sul Panaro, e le due esposizioni a Carpi, nella Galleria del Ridotto del Teatro nel 1962 e alla Sala Gialla nel 1962. Del 1968 la personale alla Galleria Forti di Correggio, con presentazione di Ferruccio Veronesi; notevole fu il successo della pittura di Spattini presso vari collezionisti, e alcune sue opere entrarono a far parte della Raccolta Severi di Carpi. In tempi più ravvicinati, Spattini è rappresentato nella mostra modenese La Saletta degli Amici dell’Arte del 1992, curata da Mario Bertoni per conto della Galleria Civica e nella rassegna Di fronte alla figura, curata da Giulia Luppi con testi di Michele Fuoco, tenutasi nel Palazzo Ducale di Pavullo nel ’94; quindi, nel ’99 con Trevisi e Venturelli presenta una selezione d’ opere alla Galleria Barozzi di Vignola. Spattini ha esposto con grande assiduità a Parma, soprattutto presso le Gallerie del Teatro Regio, Camattini e Giordani, e in tempi più recenti alle Gallerie Sant’Anna e Mazzocchi; quindi a Reggio Emilia, a Bologna, a Milano presso la Galleria Maya e il centro artistico Crepaldi. Nel 1959, con Nereo Annovi, Tato Bortolucci, Tino Pelloni ed Ermanno Vanni, ad Ancona, a Firenze. Sempre a livello nazionale, i suoi dipinti comparivano in prestigiose esposizioni: la IV Quadriennale di Roma nel 1951, le Biennali di Milano del ’57 e del ’62, la Biennale Nazionale di Nuoro e il Premio Scipione di Macerata nel 1957, la Mostra Regionale di Pittura “Città del Tricolore” a Reggio Emilia nel ’58, l’Esposizione “Premio Michetti” di Villafranca a Mare, la X Mostra “Maggio di Bari” nel 1960. Nel 1994 diventa membro dell’Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma. L’accademico Spattini rientra così nell’elitaria rosa dei dieci pittori – oltre ai dieci architetti e ai dieci letterati – che portano avanti questa illustre eredità culturale. Tornando al contesto modenese, Spattini e gli altri due allievi di Ghiozzi, Trevisi e Venturelli, hanno visto riconosciuta l’importanza del loro ruolo nell’arte del ‘900 con la mostra-omaggio, intitolata ai tre moschettieri, allestita per l’inaugurazione della nuova sede dell’Istituto “Venturi”, nell’ottobre del 1996. Nel 2001 a Modena nella Chiesa di San Paolo, sede espositiva della Provincia, si svolge la mostra “Claudio Spattini i maestri e gli amici” a cura di Lauretta Longagnani e Graziella Martinelli Braglia a cui seguirà, nel 2008, un’esposizione interamente dedicata ai Monotipi organizzata dal Museo Civico d’arte. Nel 2009 espone a Parma nella Galleria San Ludovico con la mostra “Claudio Spattini settant’anni di colore” a cura di Eddy Lovaglio. Fino all’ultimo lavora nel suo studio di via Felice Cavallotti a Parma dove ancora è presente sul suo cavalletto l’ultima opera incompiuta. Dopo una vita che ha attraversato l’intera esperienza artistica del “Secolo breve” il pittore si spegne il 3 agosto 2010. Con oltre 60 opere nell’aprile 2012 la Fondazione Cariparma celebra a Palazzo Bossi Bocchi, a meno di due anni dalla scomparsa, Claudio Spattini con un’importante mostra antologica a cura di Gloria Bianchino dal titolo “Claudio Spattini e la memoria del Novecento”. Un doveroso omaggio sia all’uomo – la cui attività di insegnante è ben viva nella gratitudine di centinaia di allievi – sia al pittore, con la volontà di contribuire, inoltre, alla definizione di un preciso percorso artistico del XX secolo. Nel dicembre 2013 l’ArtGallery negli spazi della Galleria in borgo San Vitale 3 a Parma, allestendo la mostra personale di Claudio Spattini, si fa portavoce del ricordo cercando di portare alla luce soprattutto le opere inedite del maestro, quelle opere necessarie e ricercate per incasellare dei dettagli fondamentali a corollario di un artista. Recentemente è stata pubblicata da Skira un’imponente monografia a lui dedicata curata da Arturo Carlo Quintavalle.
Opening
Sabato 11 novembre, ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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Giovanna Biondi - Giovanni Ferraguti
Mauro Maffina - Alan Maglio - Aldo Monica
a cura di Manuela Bartolotti e Laura Olivieri
21 ottobre – 8 novembre 2023
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Si dice che le foto e i disegni possano fermare un luogo e un tempo, ma davvero li fermano? Oppure li moltiplicano e li annullano? Oppure creano dimensioni nuove e diverse che vanno oltre il contingente di un evento, di un supporto, di un materiale? Insomma spezzano i confini, superano i limiti, in tutti i sensi. È questo il bello. Così “Unlimited” non può che essere la definizione di una rassegna di artisti che hanno questa prerogativa in comune. Ci sono i grandi cantori della storia di una città come il fotografo Giovanni Ferraguti, che però non si fermano al semplice reportage e svelano le ombre e le anime, i riflessi e i dettagli “significanti” oltre la cronaca. C’è Giovanna Biondi che rende gli artisti loro stessi opere d’arte, scrutando nei loro sguardi con l’occhio della fotocamera. C’è il disegnatore Aldo Monica che ritaglia il mondo e le sue figure, per rimodellarle in sintesi geometriche e danzanti. C’è Alan Maglio che recupera immagini scartate e le fa rivivere decontestualizzandole e ricomponendole in un’ulteriore dimensione creativa e distopica. Mauro Maffina, con i suoi interventi fotografici surreali che aprono a molteplici possibilità, ad infinite interpretazioni, senza limite davvero.
Ultimo, ma non ultimo e special guest è Maurizio Galimberti che porta alcuni suoi mosaici d’istanti, composizioni realizzate con i fotogrammi Polaroid.
Giovanna Biondi nasce a Roma nel 1966, dove si laurea in Economia Internazionale presso l'Università La Sapienza. Dal 1994 vive e lavora in Toscana dove gestisce un'agenzia di viaggi, attività che le ha consentito di viaggiare molto e di avvicinarsi alla fotografia in modo poliedrico. Diverse sue fotografie vengono pubblicate su riviste di settore e premiate in vari concorsi. Incoraggiata da questi riscontri, frequenta due workshops (Perù, ottobre 2003; New York, ottobre 2004) tenuti da Ernesto Bazan, esponente di rilievo della Street Photography italiana, con l’intento di approfondire questo genere che ritiene tra i più interessanti. Le sue fotografie sono state esposte in gallerie e musei in tutta Italia, in mostre personali e collettive. Si ricordano, fra le tante, la prima personale, “Street Photography” nel febbraio 2009, alla Galleria Fiordamaro di Bientina, “Sguardi d’artista” al Museo Piaggio di Pontedera nella primavera del 2011, dove sono stati esposti per la prima volta 15 ritratti di altrettanti artisti contemporanei italiani, progetto che Giovanna sta portando avanti dal 2006, quindi “Una fuga immobile” nel maggio 2012, nel Chiostro della Badia di Fiesole e a settembre dello stesso anno alle Scuderie Aldobrandini di Frascati, rassegna fotografica sulla vita di Ernesto Balducci (progetto da cui è stato tratto anche un libro in occasione del ventennale dalla sua morte) e la mostra “Trilogia” alla Galleria “Il Fondaco” di Roma nell’aprile del 2013, dove è stato presentato il libro omonimo edito da F.lli Alinari. Un’ampia selezione di foto tratte da questo volume sono poi state inserite nel sito ufficiale della Repubblica italiana (www.italia.it) del Ministero del Turismo e dell’Enit nella sezione “Foto d’autore”. È del novembre 2013 la mostra “Il futuro delle dame” al Castello Estense di Ferrara, ritratti di donne celebri che si sono distinte in campo scientifico, mostra poi riproposta al centro SMS di Pisa nell’aprile 2015 e a seguire nel mese di giugno a Viareggio a Villa Borbone. Sempre nel giugno 2015 è stato presentato dal Comune di Pontedera il volume “Pontedera mille voci una comunità'”, dove compaiono i ritratti scattati da Giovanna ai cosiddetti pontaderesi doc. Il 16 gennaio 2016 inaugura la stagione espositiva del Museo Piaggio con la personale “Declinazione donna”, 92 immagini scattate in 14 anni di reportage fotografico. Il 17 dicembre dello stesso anno viene inaugurata la personale alla Galleria Liba di Pontedera, “Fotografie”, dove oltre ai ritratti d’artista sono esposte foto di ispirazione metafisico-surrealista scattate negli ultimi anni. Unica fotografa con la sua opera intitolata “India”, è stata esposta alla Villa Comunale di Pontedera lo scorso dicembre in occasione del ventennale della Galleria Liba, insieme ad opere di artisti di primissimo piano del panorama artistico italiano contemporaneo.
Giovanni Ferraguti cominciò ad interessarsi di fotografia all'età di 13 anni, quando sua madre gli regalò una macchina fotografica. Ebbe così inizio una grande passione che lo spinse a imparare i primi rudimenti dell'arte fotografica in uno studio di Parma. Nel 1965 venne assunto dalla Gazzetta di Parma, primo fotografo ufficiale del giornale cittadino, un ruolo che completò successivamente con l'attività di giornalista professionista. Nel 1979 ha conseguito la laurea in giornalismo a Roma. Con la Gazzetta di Parma ha lavorato come giornalista-reporter per trentacinque anni, dal 1965 al 2000. È stato anche corrispondente dell'agenzia internazionale Associated Press per trent'anni e per cinque del quotidiano Il Secolo XIX di Genova. Per tredici anni ha vissuto a Nizza con la moglie Luciana Vezzani. Con la Gazzetta ha realizzato, oltre alla normale cronaca cittadina, parecchi servizi importanti, fra i quali spicca un'esclusiva del 1968 sull'attore e regista Charlie Chaplin, da tempo sfuggito alla caccia dei media, fotografato con tutta la famiglia. Quelle immagini furono pubblicate dalla prestigiosa rivista statunitense Life. Ha fotografato Sophia Loren a Salsomaggiore quando l'attrice annunciò la sua gravidanza (la foto non fu però pubblicata per una promessa fatta ai medici delle Terme). Ha compiuto diversi viaggi all'estero per la Gazzetta, anche in zone calde tormentate dalla guerra. Nel 1983 fu inviato a Beirut al seguito del contingente militare italiano guidato dal generale Franco Angioni e nel 1988 a Dubai nel Golfo Persico. Nel 1989 è stato a Mosca, con il sottosegretario Bonferroni, nel periodo post-Gorbaciov. Da buon parmigiano, Ferraguti è un grande appassionato dell'opera lirica. Durante la rappresentazione dell'opera verdiana Trovatore al teatro Regio fu protagonista di un curioso episodio: il baritono Renato Bruson, che era stato fischiato dal pubblico, si innervosì al punto da inseguirlo, con l'intenzione di infilzarlo con la spada di scena (di ferro). L'episodio fu riportato sulla copertina del settimanale Grand Hotel, raccontato dalla matita del disegnatore Walter Molino. Nel 1972, durante le riprese del film Novecento, fu incaricato dall'Associated Press di comunicare a Robert De Niro che aveva ricevuto la nomination per l'Oscar. Lo scoop riuscì e la foto di De Niro con il suo pappagallo fece il giro del mondo. Per vent'anni ha seguito le storie degli emigrati dell'Appennino parmense a Londra, Parigi e New York. Per molti anni andò a Lubiana, città gemellata con Parma, a seguire le Nozze rustiche, cerimonia di matrimoni collettivi dove ogni anno veniva inviata una coppia di Parma. Fu inviato anche in Cina a Shijiazhuang per il gemellaggio fra la città cinese e Parma. In ottobre del 1989, come inviato speciale della Gazzetta, ha raccontato il muro di Berlino poco prima della sua caduta. Tra i numerosi personaggi da lui intervistati e fotografati: Charles Aznavour, Giulio Andreotti, Mina, Katia Ricciarelli, Robert De Niro, Burt Lancaster, Federico Fellini, Luciano Pavarotti, il presidente Sandro Pertini, Papa Paolo VI, Papa Giovanni Paolo II (più volte), la principessa Margaret d'Inghilterra e tanti altri. Ferraguti ha pubblicato diversi libri fotografici, tra i quali:
I borghi di Parma, ed. Battei, 1989
Gente di Parma, prefazione di Giorgio Torelli, ed. Battei, Parma, estate 1992
Il nostro amico Enzo Sicuri (testi di Tiziano Marcheselli)
Un anno a Parma (con Tiziano Marcheselli), sei edizioni dal 1986 al 1991
Scatti di cronaca - Gli anni memorabili: 1960-1990 (testi di Federica Pasqualetti), ed. Monte Università Parma, 2008 (libro di grande successo, con migliaia di copie vendute)
Tra i borghi di Parma, ed. Monte Università Parma, 2009
Diverse anche le mostre fotografiche di Ferraguti, fra cui nel 1986 la personale "Professione reporter" all'Aranciaia di Colorno, dove si è raccontata tutta la sua carriera. Nel 2005 ha realizzato a Nizza la mostra fotografica "I colori della promenade"
Mauro Maffina, settimo di 10 figli cresciuti in un quartiere popolare di Brescia, sembra nato per la fotografia e con l'arrivo dell'informatica si apre per lui un nuovo mondo da esplorare giornalmente, in continuo movimento. A 14 anni inizia a lavorare in un negozio di fotografia e fa l'aiutante di bottega fino a i 22 anni, quando con un cognato fonda la Photogroup laboratorio, con cui ha lavorato per Condè Nast e Mondadori come stampatore e fotografo, collaborando con fotografi di ogni tipo e ogni nazione per 20 anni.
Nel 2000 con l'arrivo dell'informatica si rimette in gioco, cambia il suo stile e si adatta all'avvento di strumenti rivoluzionari. Mauro manipola, sperimenta, osa, in un provocante gioco, in un gusto beffardo per la decontestualizzazione di oggetti e immagini che prendono vie traverse, l'artista disegna traiettorie che mandano fuori strada chi le guarda, spiazzano, danno le vertigini, ogni elaborazione è mediata, ogni scatto della realtà volge ad un verso onirico. Il problema di tutte le avanguardie è che quando osservi per la prima volta le fotografie non le capisci, non le riconosci. Mauro sostiene che " l'arte del - per il popolo " deve essere semplice, non riempita di paroloni, ma comprensibile da tutti, soprattutto in fotografia, uno strumento complesso che gli intellettuali conoscono poco, perchè il percorso della fotografia da analogico è diventato numerico e questo confonde perchè l'analogico forma l'anima, mentre il digitale la plasma in un continuo crescendo di emozioni. "Io sono un vero imbroglione e come i surrealisti preparo strati di immagini che visiono nella mia mente; taglio, cucio e incollo per un risultato finale che provochi allo spettatore un piccolo sorriso. La vita è un gioco, quindi io gioco...". L'artista ama la vita e la vita di tutti; così le sue "Visioni Artigianali", come le chiama, sono attimi di vita quotidiana, uno specchio dove lo spettatore si riflette. Più passa il tempo più si sente un menestrello che racconta, canta e ascolta la vita degli spettatori.
Mauro non si considera un artista, e non vuole rubare questo titolo a chi se lo merita di più. "Sono un lavoratore a cui è stato dato uno strumento, l’informatica e tento di farmi aiutare da questo strumento per far capire che sono vivo.".
Alan Maglio (1979) vive e lavora a Milano. La sua ricerca indaga temi come la memoria, l'identità e il perturbante, attraverso opere esposte in mostre collettive e personali. Le sue opere prendono forma attraverso la manipolazione di materiali d'archivio e fotografie. Ha lavorato anche nel cinema come regista di "Milano Centrale. Storie dalla stazione" (2007), "Asmarina" (2015) e "Bar Etiopia" (2021), film incentrati sull'identità culturale delle comunità africane in Italia, opere presentate in diversi festival cinematografici. È autore, insieme a Luca Matarazzo e Salvatore Garzillo, del volume "Ultima Edizione. Storie nere dagli archivi de La Notte" (2019, Milieu Ed.), che dopo uno studio triennale ha riportato alla luce materiali fotografici inediti de "La Notte", storico giornale italiano di cronaca nera. Il progetto di ricerca "Nuda proprietà" lo ha portato a fotografare gli interni di oltre mille appartamenti a Milano negli ultimi otto anni. La sua serie "Ritratti africani" fa parte della collezione permanente del Mudec - Museo delle Culture di Milano. Il suo interesse principale rimane la creazione di nuove opere attraverso la reinterpretazione di immagini provenienti da archivi fotografici.
Aldo Monica è nato a Parma nel 1959 ha frequentato la scuola professionale di moda come figurinista e il disegno è sempre stata la sua passione. Ha avuto per anni un negozio di moda maschile. Durante il lockdown ha eseguito su commissione una serie di ritratti utilizzando l’Ipad e insieme a Sara Rossi ha illustrato un libro per bambini intitolato: “Il difficile mestiere di essere bambini.” L’illustrazione e la moda sono i suoi campi espressivi e stilistici prediletti. Ha esposto diverse volte allo spazio Shakespeare di Parma.
Maurizio Galimberti è cresciuto a Meda, iniziando a lavorare nell'impresa di famiglia come geometra. Già da ragazzo si è appassionato alla fotografia partecipando a concorsi con le classiche pellicole bianco e nero. Ha esordito con una fotocamera Widelux Hyperlink. In seguito, dal 1983, ha iniziato ad usare quasi esclusivamente le istantanee Polaroid, sia per l'immediatezza e la verifica del risultato, sia per la possibilità di "manipolare" in post produzione la copia ottenuta. Sarà infatti proprio con la Polaroid che esprimerà una tecnica personale che avrà come risultato finale un vero e proprio mosaico fotografico. La Polaroid viene da lui utilizzata per scomporre e ricomporre l'immagine in mosaici, ricreando e reinterpretando il soggetto fotografato. Anche nei ritratti, molti dei quali hanno come protagonisti personaggi famosi come Johnny Depp, Lady Gaga, Robert De Niro e altri, con la tecnica di scomposizione il risultato finale è la tridimensionalità dell'immagine manipolata. La particolare tecnica da lui sviluppata, chiamata anche "a grappolo" o "ad ali di farfalla", descritta in diversi articoli e spiegata dallo stesso Galimberti attraverso filmati, ha suscitato l'interesse di numerose aziende leader in vari settori, tra le quali: Milan calcio (Il Milan del centenario), Fiat Auto (Calendario 2006, libro Viaggio in italia…nuova Fiat 500), Kerakoll (New York materico-movimentosa), Jaeger-LeCoultre (La grand maison), Illycaffè (campagna istituzionale 2008), Nokia(Telefoninotempoemozione), Lancia (ritratti alla 66ª mostra del cinema di Venezia). A Venezia è stato nella giuria del concorso fotografico "Venice Movie Stars Photography Award", dedicato alle immagini scattate in occasione della Mostra del Cinema di Venezia. Con la fine della produzione Polaroid nel 2008 e pur con la difficile ripresa, un po' sperimentale, della produzione Impossible, la carenza di pellicole ha portato Galimberti ad utilizzare sempre più pellicole Fuji. Dal settembre 2017 è diventato Instax Artist ufficiale di Fuji Italia per il progetto Instax Square. Sempre con Fuji Instax Square, dal 2019, si è dedicato a una nuova tecnica fotografica, con la realizzazione della “Matrice Fuji Instax Square”, matrice che poi viene scomposta a mosaico. La matrice viene considerata parte integrante, seppur separata, del mosaico stesso e la tecnica è stata usata per le opere dei progetti: “Emilia”, "Gibellina 2020-2021”, “Luchi Sport”, “Fumetti”, “Forest Frame ", “Uno Sguardo nel labirinto della Storia” e “L’illusione di una storia senza futuro”. Nel 2013 l'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti e Giart hanno promosso una Mostra antologica sul "Paesaggio Italia", con oltre 150 opere, che si è svolta a Palazzo Franchetti a Venezia e dalla quale è scaturita l'omonima pubblicazione. Nel 2015-16-17 ha realizzato un progetto fotografico con tutte le tecniche della fotografia Instant (Polaroid -Fuji- Impossible project) sul Cappellone di San Nicola a Tolentino (Macerata); la parte finale del progetto è dedicata al post sisma del 30/10/2016, con l'utilizzo delle rinnovate pellicole originali Polaroid 50x60. Nel 2017 ha partecipato alla 57ª Biennale Arte di Venezia (Padiglione Venezia a cura Prof. Stefano Zecchi). Nel 2017/18 ha realizzato per conto di Archivio Nord Est due progetti sul mondo dei fiori, a cui sono stati dedicati i volumi Flowers 1 e 2 editi dal Centro Diffusione Arte. Nel 2018 ha realizzato un progetto per la Maison Enrico Coveri denominato “Around Enrico Coveri”, dedicato ad Enrico Coveri, meraviglioso protagonista della moda italiana prematuramente scomparso nel 1990. Un altro progetto realizzato nel 2018 è stato quello dedicato al Cenacolo di Leonardo da Vinci, a cui è dedicato il volume “Il Cenacolo di Leonardo da Vinci”, edito da Skira. Nel dicembre 2018 è stato inserito nella prestigiosa mostra, a cura di Denis Curti dal titolo “L’Italia dei fotografi”, insieme a 24 autori simbolo della fotografia Italiana del ‘900, al museo M9 di Venezia – Mestre. Alla mostra è stato dedicato il relativo volume edito da Marsilio Editore. Nel 2019 ha iniziato un nuovo progetto sulla regione Emilia, con il volume presentato al festival OFF di Fotografia Europea a Reggio Emilia, intitolato “Progetto Emilia, prime istantanee” edito da Corsiero editore. Sempre nel 2019, la ricerca si è spostata in due progetti specifici dedicati il primo ai fumetti ed il secondo al mondo dello sport, rileggendo in entrambi i casi con la tecnica del mosaico in ready made immagini iconiche di fumetti illustrati e di storie memorabili di sport. Entrambi i progetti sono stati realizzati per la prestigiosa collezione di fotografia Milanese “Luchi Collection” e gli sono stati dedicati due volumi. Galimberti ha poi realizzato l'immagine simbolo della Vittoria Alata di Brescia, utilizzata come manifesto ufficiale della Vittoria Alata dal Museo di Santa Giulia. Tra novembre 2019 e fine gennaio 2020, le sue immagini sul Cenacolo di Leonardo Da Vinci, sono state esposte nelle Gallerie d'Italia d’Intesa San Paolo a Milano. Dal 2019 crea le immagini per le campagne pubblicitarie di "Acqua di Parma". Nel 2020 ha realizzato un progetto su Gibellina con residenza d'artista, a cura di Cristina Costanzo da cui è stato tratto un libro d'artista edito nel 2021 da Dadainstant con testi critici di Michele Cometa e Cristina Costanzo. Il progetto è stato presentato in occasione della Mostra “Maurizio Galimberti Visioni molteplici”, nell'ambito del Festival Images al Museo delle Trame Mediterranee – Fondazione Orestiadi di Gibellina. Nel 2020 e 2021 ha realizzato due progetti di rilettura di immagini storiche, nato da un'idea comune con Paolo Ludovici di Luchi Collection. Tutte le immagini realizzate sono poi state pubblicate nei volumi Uno Sguardo Nel Labirinto della Storia edito da Skira, con testi di Denis Curti e Matteo Nucci e L'illusione di una storia senza futuro sempre edito da Skira, con testi di Gianni Canova e Maurizio Rebuzzini. Ancora nel 2020 ha realizzato per il Museo Muse di Trento, su incarico del prof. Stefano Zecchi, un progetto denominato Forest Frame. Le immagini del progetto sono state in mostra fino al giugno 2021 al Muse / Palazzo delle Albere di Trento. Nel 2021 ha realizzato un progetto fotografico raccolto poi in un volume dedicato per il Gruppo Industriale Rubinetterie Bresciane (Bonomi Group – Brescia). Sempre nel 2021 ha partecipato assieme a Gianni Berengo Gardin alla mostra “Due Sguardi a Confronto” organizzata da Fondazione di Venezia, per i 1600 anni della città di Venezia. Nel dicembre 2021 ha partecipato alla mostra “Diabolik alla Mole” a cura di Luca Beatrice, all'interno della Mole Antonelliana di Torino per i 60 anni del celebre personaggio creato dalle Sorelle Milani nel 1962. Nel 2022 ha realizzato il supporto Fotografico/artistico per il volume del 70° di Fontana Gruppo” Inside the cathedral of the world” edito da Marsilio Editore. Per la Luchi Collection ha realizzato un progetto storico dedicato alla strage del Bois du Cazier (Marcinelle, Belgio), con la pubblicazione del volume “La promessa” edito da Skira. In settembre è stato insignito del prestigioso premio A.I.F. alla carriera al Palazzo Reale Milano. A ottobre ha vinto (ex equo con Giovanni Chiaramonte) il concorso “Le immagini rilegate” organizzato dal Foto Festival Milano, con il volume “L'illusione di una storia senza futuro”, edizioni Skira. Per l'Associazione Effetto Ghergo di Montefano ha realizzato una mostra personale “Il mosaico del mondo” a cura di Denis Curti, al Museo Buonaccorsi di Macerata. Nella sua personale “La forma dell’immagine” c'è uno spaccato a 360° sul lavoro vasto e complesso di Maurizio Galimberti a cura di Denis Curti, alla Fondazione MAJID a Ascona (CH). A maggio è uscita la sua biografia “Il mosaico del mondo”, scritta a quattro mani con Denis Curti, edita da Marsilio Carta Bianca. Ad agosto è stata inaugurata la sua grande mostra “Mosaici scomposti” a cura di Denis Curti, al Museo Harry Bertoia di Pordenone. Nel 2023 a febbraio ha esposto al MAC di Lissone nella mostra "Istanti di storia".Nel 1999 è stato nominato al primo posto nella classifica dei foto-ritrattisti italiani redatta dalla rivista Class.
Opening
Sabato 21 ottobre, ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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Emozioni
(Omaggio a Lucio Battisti)
a cura di Manuela Bartolotti e Laura Olivieri
30 settembre -18 ottobre 2023
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Un vero e proprio percorso emozionale quello che offre Alfonso Borghi in questa mostra dedicata a Lucio Battisti nell’anno in cui ricorre l’80esimo anniversario della nascita. Musica, pensieri e parole, impressioni, ricordi si fanno colore e ci vengono incontro, facendo vibrare le corde interiori, trasportandoci in una quarta dimensione fatta di pure essenze cromatiche, di un succedersi di emozioni.
Tu chiamale, se vuoi, emozioni
Sembrano semplici sovrapposizioni di colori, casuali agglomerati di materia, invece sono cortine di un sipario che si schiude dinnanzi e consente di andare oltre l’apparenza e oltre la realtà. Quell’informe che si agita sulle grandi tele di Alfonso Borghi, quella materia crepitante sono emozioni solidificate, addensate nell’impasto, ricordi che sgorgano dalle fratture monocrome, dalle trame di solchi similmente alle vibrazioni ineffabili di Mark Rothko.
Quanti mondi, luoghi, momenti, pensieri vanno affiorando, mentre le parole vengono dopo. Prima è il tumulto, l’impeto interiore che si riordina nell’equilibrio delle tinte e racconta al cuore, oltre lo sguardo. Si è spesso trovata un’analogia con la musica, quella jazz in particolare, perché imprevedibile nel suo andamento, dipendente solo dallo slancio interiore, fatta di connessioni emotive tradotte in note, in suoni che si armonizzano, s’abbracciano in crescendo e diminuendo, si fondono e disgiungono, accendendo sensazioni, memorie, emozioni appunto. Borghi tutto questo lo fa col colore. E ogni quadro, su tela o su carta, è un percorso emozionale, dentro al quale si possono rivedere paesaggi, figure, suoni e silenzi, ridotti in atmosfere cromatiche, forti d’increspature materiche, sporgenze che non attendono l’approccio meditativo rothkiano, la lenta trascendenza, ma vengono incontro, si propongono cariche d’entusiasmo vitale, proprio come il loro autore. Lui poi attinge ispirazione da musica e poesia, da storia e natura, cogliendone l’essenza, la bellezza nascosta ed esaltandola. Sente e dipinge, ascolta e dipinge; nel frastuono del tutto carpisce l’anima delle cose e ce la restituisce vitalissima e guizzante. Sì, perché nelle opere di Borghi c’è sempre un fervore, un’energia costruttiva, persino nei lavori più essenziali, tranquilli; nell’impasto freme la vita. Per questo seduce tanto, per questo continuum di bellezza in evoluzione che offre la speranza perenne della luce, un loop di colori e sentimenti che non finisce mai.
Come cantava Lucio Battisti a cui la mostra è dedicata: “E chiudere gli occhi per fermare qualcosa che è dentro me, ma nella mente tua non c'è”. Ecco, quel qualcosa si è fermato nei quadri di Borghi.
“Capire tu non puoi, tu chiamale, se vuoi, emozioni”. Manuela Bartolotti
E’ un lungo percorso quello svolto da Alfonso Borghi, nato a Campegine (Reggio Emilia) il 3 dicembre 1944. Autodidatta consacratosi all’arte a 18 anni d’ età grazie all’aiuto di un collezionista, si reca a Parigi dove soggiorna breve tempo e approfondisce il Cubismo e Picasso. Al ritorno conosce George Pielmann, allievo di Kokoschka che lo inizia all’Espressionismo. Dopo essere passato attraverso vari stili (cubismo, futurismo, surrealismo), approda a una sintesi personale che si potrebbe definire di “Espressionismo astratto” alla De Kooning. Ha realizzato anche bronzi a tiratura limitata, opere in ceramica, in vetro e illustrato vari testi tra cui il più importante è il libro d’arte “Le vocali” di Rimbaud. Ha avuto innumerevoli riconoscimenti dalla critica più autorevole e apprezzamenti dal pubblico, con mostre in tutto il mondo. Doveroso segnalare le esposizioni al Design Center di Los Angeles e di New York, al Louvre di Parigi, la mostra al Palazzo Ducale di Sabbioneta, all’Istituto Italiano di cultura di San Francisco e l’antologica al Palazzo Ducale di Guastalla. Nel 2005 il Palazzo di Giustizia di Milano gli commissiona tre opere che vanno ad affiancare una quadreria prestigiosa, insieme a De Chirico, Carrà, Sironi. Nel 2010 è presente a Milano alla Galleria San Carlo, con la mostra La caduta degli angeli ribelli. Nel 2011 la sua terra natia, a cui il maestro è legato sentimentalmente e artisticamente, gli dedica una serie di mostre: Correggio, Guastalla, Parma, Reggio Emilia, non prima però di aver presentato a San Francisco la mostra Recent Works. Nel 2012 ancora due appuntamenti importanti: a Torino con la mostra Quadricromia di bianco e materia e a Beirut in Libano alla Galleria “Les plumes”. A maggio del 2013 Palazzo Carandini di Modena ha ospitato la mostra intitolata Suite Modena. L’estate 2013 si è invece aperta con una grande esposizione a Pechino nello spazio 751 D Park Events. A settembre nel prestigioso Chiostro del Bramante a Roma la mostra L'avvento della materia. Nel 2014 tre appuntamenti importanti: a giugno al Museoteatro della Commenda di Prè a Genova, la mostra Alchimie della realtà, poi ripetuta in agosto a Palazzo Medici Riccardi a Firenze. A novembre lo troviamo al Centro Espositivo Rocca Paolina di Perugia con Sonorità materiche. Nel 2015 primo appuntamento a Milano al Palazzo Giuriconsulti, poi in ottobre sempre a Milano alla Galleria San Carlo con la personale La pittura sublime alimento dell'anima. Nel 2016 alla Casa del Mantegna Mantova la personale L'Olimpo della materia, mentre in aprile al Museo Lamborghini a Sant'Agata Bolognese celebra i 50 anni della Miura con la mostra Velocità e colore e a settembre al Castello Scaligero di Malcesine è la personale I quattro quartetti. Nel marzo 2017 al Refettorio Monastico Polironiano di San Benedetto Po Mantova si apre la personale Sulle Ali dello Spirito, a seguire nei locali della Galleria Zanini Arte. A settembre dello stesso anno alla galleria Biffi a Piacenza espone la personale La pittura come poesia e a dicembre 2018 Borghi presenta nel suo atelier il primo volume del Catalogo Generale (Editoriale Giorgio Mondadori) a cura di Giovanni Faccenda; nello stesso periodo viene inaugurata la mostra e presentato il volume Borghi Anthology, a Correggio, nella galleria Espositiva di Palazzo dei Principi. Ad agosto 2019 nella Chiesa del Purgatorio a Matera, Capitale europea della cultura 2019, tiene la personale Dentro silenzi solenni. Nel 2020 alle Scuderie di Palazzo Ducale a Castelnovo né Monti, Reggio Emilia, è la volta della personale Invocazioni. Infine, quasi in contemporanea con la mostra Emozioni Alla Chaos Art Gallery di Parma, è la grande mostra nei locali del Conad Centro Nord di Campegine Oltre il colore, dentro la materia(fino al 7 ottobre), realizzata in occasione del 60esimo anniversario della Cooperativa e corredata da un magnifico catalogo edito da Giorgio Mondadori. Ripercorrere il lungo cammino di Alfonso Borghi è come attraversare il tempo e la storia dal 1965 ai giorni nostri. Il tempo è l’essenza dell’idea racchiusa oggi nella materia di Alfonso Borghi; le sue opere sono espressione di un racconto visivo liberatorio di emozioni e sentimenti, combinazione di elementi fisici ed ideali, formali e cromatici, strettamente connessi alla storia artistica di un territorio, quello in cui Borghi è nato e cresciuto, come pittore e come uomo, ma che il tempo ha aperto alla visione del mondo. Grazie a una lunga attività espositiva e a una costante sperimentazione artistica, Borghi ha saputo coniugare sapientemente l’importanza per la terra d’origine con le esperienze internazionali. Oggi le sue opere trovano spazio in collezioni pubbliche e private e in musei italiani e europei.
Opening
Sabato 30 settembre, ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma
Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
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L'ESSENZA PROFUMATA
a cura di Manuela Bartolotti e Laura Olivieri
9 - 27 settembre 2023
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Sentiero dell’azzurro domatore di oscure stelle
continuerò il cammino. Finché l’universo si fermi nel mio cuore.
Federico Garcia Lorca
Sogni, enigmi, voli fantastici, scale senza fine, rinoceronti e arlecchini, Napoleoni appesi a un filo e domatori di rane, maschere e stelle. Il mondo di Lorenzo Dondi è un’avventura tra simboli, perdersi alla deriva di un Surreale sempre però poetico e ironico, smagliante e insieme languido, come i colori delle terre della Bassa, una volta dissolta la cortina della nebbia e la foschia dell’afa. Chissà perché poi Surrealismo e Metafisica prediligono i paesaggi piatti, deserti, le pianure o i Paesi Bassi, dove possono sorgere miraggi; forse sono luoghi da riempire di visioni interiori.
Lorenzo Dondi, cresciuto tra San Secondo e Fontanelle, dove ha avuto come mentore Giovannino Guareschi, propone in questa mostra, la sintesi della sua carriera pittorica, tra Surrealismo e Astrazione; si passa in rassegna la sua poetica e quella che lui definisce “l’essenza profumata” ovvero l’amore per la vita e per la sua famiglia. Si presenta così anche nella locandina, il ritratto di un uomo segnato dall’esistenza che porge una misteriosa mela, emblema di tentazione, ma anche di verità da cogliere, da afferrare. È l’omaggio di un artista inesauribile e innamorato, sempre sorprendente e vitale; un’occasione da non perdere.
Opening
Sabato 9 settembre, ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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FONDAZIONE UCCIA FIENI ONLUS
Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma
Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
tel. +39 366 300 1181
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FONDAZIONE UCCIA FIENI e CHAOS ART GALLERY
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
dal 30 giugno al 2 luglio 2023
Giovani da vedere, sentire, ascoltare
Chaos Art Gallery, emanazione della fondazione “Uccia Fieni ONLUS”, apre gratuitamente le sue porte ai giovani per un evento di tre serate, dal 30 giugno al 2 luglio 2023, ognuna dedicata ad arti varie dei giovani: nella prima serata le arti figurative, nella seconda la musica e audiovisivi, nella terza arti varie, dallo scrittore, alla make up artist, al tatuatore.
Verrà offerta una vetrina reale, non virtuale, e un'occasione di incontro e confronto a giovani artisti, con il contributo e la presenza, per ciascuna serata, di alcuni personaggi noti e di spessore sia artistico che umano, che siano di stimolo e di sostegno ai grandi sogni dei giovani.
Il progetto è all'insegna del più puro volontariato, senza alcun lucro da parte degli organizzatori (Galleria e Fondazione).
La fondazione “Uccia Fieni ONLUS”, nasce su iniziativa dell'artista Alfredo "Dino" Chiapponi in memoria della moglie prematuramente scomparsa, si propone di aiutare con una borsa di studio i bambini di scuola elementare che siano meritevoli ma meno abbienti e di aiutare i malati oncologici e i loro familiari nel percorso della malattia. Dopo la scomparsa dello stesso Chiapponi, un gruppo di suoi affezionati amici artisti ha realizzato, sotto l'egida della Fondazione, il suo sogno: una galleria d'arte, in pieno centro storico a pochi passi dal Duomo di Parma.
Contatti:
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Informazioni e contatti
Organizzazione:
Pietro Bonati, in arte Malakooda
Paola Dall’Orto
Silvia Giuberti
Matilde Grossi
Con la collaborazione di:
Arnaldo Rosi
Federica Piombi
Graziano Fantuzzi
FONDAZIONE UCCIA FIENI ONLUS
Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma
Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
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FONDAZIONE UCCIA FIENI e CHAOS ART GALLERY
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
10-28 giugno 2023
Sabato 10 giugno 2023- Ore 17,30
Per il secondo anno consecutivo torna Àd tutti colór 2, una mostra variegata nelle tecniche e negli stili, dove 14 artisti amici della galleria presentano le loro variopinte opere. Il comune denominatore è infatti il colore, elemento espressivo fondamentale come insegnato dal maestro Dino Chiapponi, creatore della Fondazione UcciaFieni Onlus, di cui Chaos Art Gallery è emanazione.
Un omaggio all'arte che unisce, al colore che emoziona.
Espongono: Dante Battioni, Paolo Bottioni, Noemi Bolzi, Mario Bonini, Paolo Canali, Paola Dall'Orto, Giuseppe Del Grosso, Graziano Fantuzzi, Franco Garuti, Paola Maggiorelli, Cesare Ponzi, Arnaldo Rosi, Federica Trapella, Massimo Violi
10-28 giugno 2023
Chaos Art Gallery, vicolo al Leon d’Oro 8, Parma
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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UTOPIE - OSTACOLI
Sabato 20 maggio, ore 17,30
La sua arte è un esercizio di elaborazione mentale, un’operazione catartica che mira a trascrivere i nodi esistenziali, gli ostacoli spinosi e affilati, per poi scioglierli con linee e tinte in sorta di mandala astratti, a disegnare utopie (etimologicamente non luoghi o luoghi indeterminati) per decrittare la mappa di uno spazio interiore, perfetto, centro di equilibrio dell’universo, quiete di luce alla somma dei colori, punto di fuga infinito tra geometrismi.
Giuseppe Ziveri ha avuto un percorso artistico complesso, molto articolato, passando da un inizio figurativo evocativo, fino a giungere, attraverso evoluzioni di forme e segni, all’astrazione più pura, mantenendo sempre l’attitudine alla precisione grafica rigorosa. Nonostante i cambiamenti e l’evoluzione verso la sintesi astratta, ci sono tuttavia due elementi imprescindibili e inconfondibili nella sua arte: la struttura geometrica e la natura. Anzi, si potrebbe dire ancor meglio la “geometria della natura”, come forma ideale nascosta dentro le cose e dentro le creature, vegetali e animali. Per questo in mostra non ci sono solo gli ultimi sviluppi con costruzioni piramidali, parallelepipedi in sovrapposizioni armonizzate dai colori, ma si possono vedere anche fiori, foglie e uccelli degli anni ’80, con anime di luce, quasi incarnazioni di un mistero universale. Inoltre, c’è una natura morta, anzi uno stelo fiorito che sembriamo ritrovare nella leggerezza sospesa di un’opera (Equilibrio) invece costruita di equilibri geometrici. Come i grandi astrattisti (Kandinskij e Mondrian), Ziveri ha - con un gioco di parole - estratto e astratto; ha estratto lo scheletro della realtà e ha astratto, trovando le forme perfette dentro nascoste. Platonicamente parlando, l’artista si è ricondotto al mondo delle Idee e alla perfezione della geometria di cui tutto l’universo è costituito. E anche quelli che potrebbero sembrare dei divertissement sfuggiti all’inconscio (avete presente quei disegni che si fanno distrattamente senza pensare? Intrecci, sagome geometriche? Non è un caso che lui sia anche un grafologo) vengono ordinati e riorganizzati dal colore con accordi calibrati, ragionati e controllatissimi. Queste opere allora sono assimilabili a mandala che tramandano architetture utopiche, aspirazioni interne che si fanno strutture di spazi urbani ideali, ascensionali, oppure al contrario diventano sbarramenti e ostacoli. I tanti cespugli e roveti degli anni ’70 si sono trasformati in incroci di triangoli acuti e acuminati, di linee, barricate da superare. Basta però spostare la composizione cromatica, orientarla diversamente ed ecco che le barriere vengono meno, le prospettive si alzano, la direzione è il cielo, ancora una volta, quello dove si libravano gli stormi di uccelli, con anime pulsanti di speranza. Ziveri riesce sempre a risolvere gli ostacoli, a far fiorire i cespugli, a ritrovare una condizione di serenità, di pace, un equilibrio di forme laddove sembrerebbe impossibile. La sua arte è un esercizio di elaborazione mentale, un’operazione catartica che mira a trascrivere i nodi esistenziali per poi scioglierli con linee e tinte, a disegnare utopie (etimologicamente non luoghi o luoghi indeterminati) per decrittare la mappa di uno spazio interiore, perfetto, oasi tra intersezioni di foglie, di petali, rami, pausa tra lo slancio di ali, centro di equilibrio dell’universo (centro di gravità permanente avrebbe detto Battiato), quiete di luce alla somma dei colori, punto di fuga infinito tra geometrismi. Una ricerca continua, un rinnovarsi e succedersi di figure in crescendo, come fa la natura, senza sosta. E quando finalmente l’artista si ferma è contemplazione, bellezza libera da vincoli e paure. Non deve più argomentare nulla, non più tendere, aspirare e sperare, ma solo fiorire come le nuvole e i cieli delle poesie dell’amato Hans Arp. Manuela Bartolotti
Giuseppe Ziveri
"UTOPIE-OSTACOLI"
Sabato 20 maggio, ore 17,30
20 maggio -7 giugno 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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"La poetica della luce"
Sabato 29 aprile, ore 17,30
Opere che vibrano di risonanze energetiche, colori pulsanti. La pittura di Franzini si percepisce come un totem fortemente evocativo, ha in sé la sacralità della vita, il mistero creativo che si rinnova continuamente, la poetica della luce.
All’inizio fu un segno a creare un sentiero nel paesaggio o a tracciare il profilo di un volto, di una mano, in realtà imprimendo un solco e un varco nel silenzio, un filo d’Arianna che conducesse al mistero. Leonardo da Vinci per primo e più di tutti c’introdusse nella calligrafia del mondo e nella vibrazione dell’anima universale. Molto più tardi, questo diapason fu fatto risuonare col colore, Čiurlionis lo predisse, Kandinskij lo teorizzò, Klee e Mondrian lo costruirono, scomposero e ricomposero, Rothko approfondendolo, lo liberò. Il colore divenne lo strumento per veicolare la musica interiore e cosmica, l’armonia perfetta del tutto, quello che il filosofo Hillman chiamerebbe “il codice dell’anima”. Proprio su questa stessa strada, tra la razionalità e l’intuizione, tra il pensiero e l’emozione, nella comunione ed espansione delle arti troviamo il pittore Silvio Franzini.
Le sue opere sono dotate di una forza espressiva primordiale, archetipica, si potrebbero definire totem evocativi. La loro risonanza energetica rimanda alle atmosfere enigmatiche dei dolmen di Stonehenge, alcuni tratti di viso sospesi in pulviscoli di luce suggeriscono stele primigenie affioranti tra pulsazioni cromatiche. Le tinte sfumano le une nelle altre in modo armonico e vibrante. Le immagini levitano su un silenzio gravido di sonorità che sembrano provenire da spazi remoti, come onde che si scompongono nell’iride di un oceano di luce. Sono emozioni afferrate, trattenute, ma mai fermate o statiche; vive, fluide, scorrono davanti agli occhi e insieme schiudono dentro noi le forme dell’invisibile, suggerendo vastità. Per quello più ancora che “trasfigurazioni”, si potrebbero definire “apparizioni”. Necessitano ascolto attento e un’osservazione intima, quasi meditativa.
Tornando all’inizio di questa lunga storia d’arte e rivelazione, Franzini non chiude la linea introspettiva di Leonardo, applicando semplicemente all’astrazione il suo intraducibile “sfumato”, così come non si ferma appagato alle geometrie di Kandinskij, alle architetture di Klee, alla scacchiera razionale di Mondrian. Accoglie tutte queste suggestioni, ma poi si trova ancor più affine al lituano, ingiustamente meno celebre, ma reale ispiratore dell’astrattismo, Konstantinas Čiurlionis. Così s’approssima alle sue visioni metafisiche e “sinfoniche”, ai suoi ponti lanciati nell’ignoto e da lì giunge alla mistica di Rothko, pur senza quella vertiginosa drammaticità, sonoramente bassa e diaframmatica. Le note di Franzini sono più alte, ariose, visioni dell’imponderabile e divina bellezza. La stesura pittorica invece sembra apparentarsi con gli sfondi dell’artista lituano, in quel trascolorare fluttuante e sonoro, assecondando oscillazioni luminose, vibrazioni energetiche.
Ora trasferiamoci per un istante alla scena della Creazione di Adamo rappresentata da Michelangelo nella Cappella Sistina. Tra il dito di Dio e quello dell’uomo c’è uno spazio minimo ma altrettanto incommensurabile fatto d’energia, luce, e porta tutta la forza dell’amore creatore, silenzio e suono insieme. Lì entriamo in quella dimensione intermedia, in quel campo magnetico potentissimo tra l’alto e il basso, tra l’assoluto e il relativo, dove non ci sono più le categorie terrene, ma la scintilla del divino. Ecco, in quella frazione, pausa fremente, attesa forgiante, in quel quanto d’universo e in quel qualia d’umana percezione, dove si sente più di tutto il mistero e il mistero del tutto, s’incastona come un brillante la pittura di Franzini, poiesis (poetica) della luce. Manuela Bartolotti
Silvio Franzini
"La poetica della luce"
Sabato 29 aprile, ore 17,30
29 aprile -17 maggio 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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Alfiya Galiullina
Eugenia Giusti
Loredana Orlandini
Marco Papagni
Annalisa Savi
Sabato 15 aprile, ore 17,30
Tutto è in tutto e tutto si muove e trasforma, in un perenne scambio simbiotico. Dalla terra, dal minerale alla pianta, alla foglia, al fiore, all’acqua, al fuoco, di nuovo alla terra e al respiro d’anima che dà l’artista, restituendo col colore o coll’impasto di creta, la vibrazione profonda, l’energia, la forza inestinguibile della natura. E della vita.
Non mi era mai capitato di vedere nature morte di pietre. Di qualsiasi altra cosa o elemento naturale è abbastanza normale, quasi scontato. Ma non di pietre. Eppure esse rappresentano l’energia più intima e ancestrale della terra, i loro colori e riflessi irradiano misteriose frequenze che interagiscono con la mente e il corpo. Loredana Orlandini porta in mostra queste gemme incantate, introducendoci nel cuore della natura, all’origine della sua forza inesauribile. Ecco poi Eugenia Giusti con il suo “Albero della vita” realizzato su legno grezzo, i cui anelli sembrano disegnare in una sorta di anamorfosi involontaria, l’immagine di un teschio. Quella che appare come una rappresentazione normale, rasserenante, cela l’inquietante traccia del destino, del memento mori e del cerchio eterno dell’esistenza, il legame indissolubile tra uomo e cosmo. Ugualmente i suoi boschi in fiamme riconducono alla follia dell’essere umano e alla distruzione della bellezza del creato di cui siamo spesso testimoni impotenti. La Giusti ha spesso affrontato con la sua sensibilità artistica queste tematiche, inserendo nelle opere pezzi di materiale e producendo un’efficace materica tridimensionalità.
Annalisa Savi ci riporta invece in una dimensione più serena, nella pacificante atmosfera primaverile delle fioriture, nell’esuberanza dei prati di papaveri o nel tripudio rosaceo della magnolia. Oppure panorami marini, visioni distensive e romantiche interpretate con grazia e stupita meraviglia. Anche le sue ceramiche raku sono ispirate al mondo naturale e al mito, con suggestioni simboliche: elefanti, iridescenti conchiglie, la testa di Medusa.
Alfiya Galiullina si sofferma sul dettaglio di una foglia sul bordo di un ruscello per dire dell’”alfa e omega”, dell’acqua elemento vitale e originario che sta per condurre via la foglia rossa e caduta, indicando quella ciclicità di cui siamo tutti parte e che la natura esalta con le tinte: chiara, trasparente la nascita, rosso come anche il tramonto il preludio della fine. La sua presa diretta dell’emozione davanti alla natura è interpretata con ancor maggior efficacia attraverso la tecnica dell’acquerello, dove riesce a dare più ampio respiro alla contemplazione, facendo affiorare dalla carta l’istante irripetibile, lo sguardo incantato sul mondo.
Infine, ultimo ma non ultimo, l’unico uomo e puramente scultore in questa rassegna altrimenti declinata al femminile. Marco Papagni torna ad illustrare con la creta le figure dei dannati dell’inferno dantesco e predilige le forme metamorfiche, le creature metà uomo metà pianta come il suicida Pier della Vigna, oppure le classiche mitiche Driadi. La sua abilità è nell’impasto denso di materia e spirito che riesce a dare alle sue creazioni, nel drammatico incresparsi e spezzarsi di un volto, nel contorcersi delle membra. Ci fa sentire il grido altissimo di anime prigioniere nella forma. Tutti questi 5 artisti ci dicono come l’umanità sia fragile parte dell’universo. Tutto è in tutto e tutto si muove e trasforma, in un perenne scambio simbiotico. Dalla terra, dal minerale alla pianta, alla foglia, al fiore, all’acqua, al fuoco, di nuovo alla terra e al respiro d’anima che dà l’artista, restituendo col colore o coll’impasto di creta, la vibrazione profonda, l’energia, la forza inestinguibile della natura. E della vita. Manuela Bartolotti
15 -26 aprile 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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"SOGNO"
Sabato 25 marzo, ore 17,30
Nell’arte di Raffaella Bellani tutto sembra legarsi ad un filo invisibile e inconscio, tra terra e cielo, tra aria e acqua, aldiquà e aldilà. È un graffito sottile tra scritte sospese e sguardi affioranti, in bilico tra passato e futuro, è un’evocazione e un’invocazione interiore. Un sogno. E un misterioso, magico ricongiungimento.
Le donne, il mondo, i pesci. Ecco le tematiche di Raffaella Bellani. Ma cosa li lega, oltre ai materiali che s’insinuano e sovrappongono? Un filo invisibile e inconscio, tra terra e cielo, tra aria e acqua, aldiquà e aldilà. È un graffito sottile tra scritte sospese e sguardi affioranti, in bilico tra passato e futuro, è un’evocazione e un’invocazione interiore. Un sogno. Bellani ha sempre fatto molti ritratti, quasi tutte donne con dentro universi di cose, scatole cinesi d’immagini, fioriture di pensieri e memorie come giochi di riflessi, emersioni simboliche e oniriche. Il suo linguaggio è solo apparentemente realistico, figurativo, perché poi invade i territori dell’inconscio, andando oltre, divenendo surreale e metafisico. Le giustapposizioni di tecniche che sembrano inspessire le sue tele, creando rilievi, paradossalmente le sgravano del peso della materia, approfondendo le piste d’indagine, moltiplicando le chiavi di lettura. La sua è una pittura solo apparentemente semplice e immediata, ma in realtà è estremamente introspettiva e articolata. Le ultime opere vedono protagonisti pesci, colorati e fantastici, silhouettes elementari fluttuanti nell’etere. Eppure sono archetipi e simboli alchemici, veicoli muti di messaggi ineffabili. Aggrappati ad essi, su altalene, quasi mimetizzate sono donne e bambine dai capelli rossi e ricci, vitali apparizioni del sé. Non bisogna lasciarsi ingannare anche qui dalla semplicità di queste scene, leggere, quasi decorative, eppure misteriose. Le superfici graffiate, elaborate con inserti materici raccontano poi molto più di una storia individuale e personale, ma dispiegano in sguardi e profili l’eterno femminino, l’Anima mundi, la donna nella sua essenza. Si sente come la Bellani dipinga in un trasporto quasi medianico, afferrando intuizioni superiori, esprimendo l’arcano dell’esistenza con gesti artistici che scavano pensieri. Dietro le tele (e talvolta anche sopra, quasi in filigrana) trascrive il diario interiore di questi momenti estatici, le tracce per orientarsi nei labirinti dell’anima. E poi ecco sorgere una parola: ricongiungimento. Il filo del sogno conduce in alto, oltre quella superficie scabra, oltre la pelle segnata e lo sguardo d’incolmabile attesa. Le sue opere spingono sempre verso approdi d’ulteriori immaginazioni. Sogni o magie? Forse entrambe le cose. Manuela Bartolotti
RAFFAELLA BELLANI "SOGNO"
Sabato 25 marzo, ore 17,30
25 marzo - 12 aprile 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Pasqua e Pasquetta: 16:00-19:00
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"RIFLESSI D'UMANO"
Sabato 4 marzo, ore 17,30
Alla Chaos Art Gallery a partire da sabato 4 e fino al 22 marzo, si ricorda con una mostra fotografica antologica il fidentino Valerio Tosi a 21 anni dalla sua scomparsa. 6 cicli di fotografie uniche e geniali, 6 percorsi nell’umanità, nelle sue apparenze e nei suoi inganni, 6 sguardi a fermare con l’effimero di uno scatto e di un riflesso lo spazio, il tempo, ma soprattutto l’infinito che dietro si cela. Infine 6 punti di vista alternativi e un insegnamento che il fotografo e artista Valerio futurTosi ci ha lasciato: bisogna non solo guardare, ma vedere. Non con l’occhio, ma attraverso l’occhio.
Ogni foto di Valerio Tosi trasuda passione per la vita, amore incondizionato per l’umanità. Ed è la magia che rende ogni cosa da lui ripresa speciale, irripetibile, perfetta. Dal primo ciclo de “Lo specchio di Narciso” fino all’ultimo del Museo Guatelli troverete il dialogo degli oggetti, la loro umanizzazione, quasi che in ognuno palpiti un’anima e vibri un messaggio che trascende le apparenze, squarciando il velo di Maya. Riflessi, visioni, sovrapposizioni, nulla è quello che sembra e nasconde sempre un infinito. E un abbraccio. Sì, un abbraccio, tra cielo e terra, tra uomo e sé stesso, tra ombra e luce. Qualsiasi stralcio di realtà può essere spunto di memoria o d’immaginazione, racconto di una storia, specchio in cui Alice cade alla ricerca di una strada e di una risposta. Risposta che non c’è. C’è il tempo che ride da una sveglia buffa, la Venere nuda (incarnazione dell’eterno femminino) che sorge da una tazza, i telefoni che dialogano innamorati in intrecci di fili. E poi c’è un occhio che osserva oltre. Affiora dal selciato di una strada, si sfoglia da un manifesto strappato, sbircia da dietro una vetrina, si deforma nella manipolazione di una scena sul monitor televisivo. L’umanità è fatta di sguardi incrociati, di riflessi ingannevoli, d’illusioni metafisiche come quelle de “La nuova Atlantide”, ciclo straordinario e visionario presentato nel 2003 alla Casa G. Cini di Ferrara con prefazione critica di Arturo Carlo Quintavalle. Il comune denominatore di tutte le immagini di Tosi è la sovrapposizione tra reale e virtuale, al punto che non si sa più cosa sia l’uno e cosa l’altro. Questa fusione o voluta con-fusione genera una bellezza toccante e mai scontata, profondissima, quasi scandagliasse con l’obiettivo i più remoti e inarrivabili universi interiori, sfiorando davvero il sublime, come avrebbero detto i romantici, ma partendo dall’elemento più inosservato e ignorato (un cartellone slabbrato, una pozzanghera, un riflesso di una vetrina, un fotogramma in tv, una scheda madre di un computer, un vecchio oggetto abbandonato e polveroso), come nell’arte pop o povera. Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante scrisse Nietzsche. Ecco quello che ha fatto Valerio Tosi. Perché dentro questo caos c’è il cosmos, dentro il disordine dell’esistenza c’è l’ordine. Nietzsche, Jung, Francesco Bacone, William Blake, Ermete Trismegisto, l’Ecclesiaste tra i pensatori, Kandinskij, Klee, Savinio, Morandi, Magritte tra i pittori, Luigi Ghirri tra i fotografi. Ecco alcuni dei riferimenti ideali di quest’artista raro che se n’è andato troppo presto, lasciandoci tuttavia un patrimonio di opere e di pensiero così prezioso da poter ispirare altri dopo di lui. Il genio è chi sa vedere dove nessuno guarda e cogliere il tesoro della bellezza, il diamante grezzo dove nessuno la trova. Semplicemente ribaltando il punto di vista, avvicinando ciò che è lontano e allontanando ciò che è vicino, non con l’occhio però, “attraverso” l’occhio. Allora scopriamo nelle cose quegli specchi infiniti e infiniti riflessi d’umano. Manuela Bartolotti
VALERIO TOSI "RIFLESSI D'UMANO"
Sabato 4 marzo, ore 17,30
4 - 22 marzo 2023,, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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ENRICO BIGNETTI
a cura di Manuela Bartolotti, 11 febbraio - 1 marzo 2023,
Chaos Art Gallery, vicolo al Leon d’Oro 8, Parma
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
25 e 26 dicembre chiuso / 24 e 31 dicembre ore 10:00 - 12:30 / 1 e 6 gennaio ore 16:00 - 19:00
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"La poesia delle piccole cose"
Sabato 28 gennaio, ore 17,30
E studio molteplici oggetti, neanche due eguali tra loro e tutti buoni,
la terra buona e buone le stelle, e buono ciò che sta con esse.
(Walt Whitman)
La silenziosa contemplazione della bellezza che è intorno, dal più piccolo fiore al cielo stellato. Antonio Haupala, artista italo-thailandese, riprende lo stile dei simbolisti francesi della fine dell’800, ma immergendolo in un’atmosfera ovattata e di grazia tutta orientale. Natura e uomo si fondono in quiete e armonia. Tutto vale, come scriveva Whitman, e tutto ci palpita dentro. È poesia delle piccole cose. La sua pittura ci dà lo stupore e l’emozione di quegli attimi fugaci come petali o evanescenti come la nebbia. Effimeri ma indimenticabili.
Le opere dell’artista italo-thailandese Haupala sembrano appartenere ad un’altra epoca, riportare ad un mondo fatto di sentimenti purissimi, di sensazioni che parevano perdute. I suoi effetti atmosferici, soffusi e sfocati creano quell’aura di sogno capace di trasportare in una dimensione parallela di quieta contemplazione, di armonia tra uomo e natura. La sua arte, persino nelle originali cornici fatte da lui che riprendono i motivi del quadro, in una sorta di continuità creativa, rievoca il simbolismo di Redon e di Maurice Denis, il naturalismo incantato dei Nabis. Protagoniste sono spesso le figure femminili, in atteggiamento pensoso e solitario, in interni rassicuranti o circondate da fioriture matissiane. Sono immerse in un malinconico silenzio dove cose e persone paiono strette in un dialogo intimissimo, sospese in un limbo tra ricordo e attesa. Particolarmente suggestivi sono “La notte di San Lorenzo”, col cielo rutilante di colori, ricamato di stelle variopinte, “I soffioni” che, rievocano le fantasie floreali del primo Klimt, “Ridare la libertà”, un estratto di puro lirismo realizzato con tinte sobrie e dove le due ali che disegnano il volo dell’uccello, sono il fulcro e la forza di tutta la composizione. È come se la grazia e l’armonia orientale si fossero fuse con le foschie e le nebbie della Pianura padana, innescando una magia che consente di “sentire” la natura, d’immergersi nel suo profondo mistero, per coglierne l’essenza. Haupala ci riporta indietro nel tempo e lontano nello spazio, lasciandoci indugiare sulle piccole cose, sulla meraviglia di un fiore, di un volo, di un gesto che libera, di uno sguardo verso l’oltre o dentro se stessi. All’infinito. Manuela Bartolotti
ANTONIO HAUPALA : "La poesia delle piccole cose"
a cura di Manuela Bartolotti, 28 gennaio - 8 febbraio 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma
Pochi lo sanno ma a Parma esiste anche l'Accademia del Cinghio. Ha sede poco distante dal torrente omonimo fra i legni compatti e preziosi del laboratorio di un mobiliere giustamente famoso. È nata dall'incontro quasi casuale della passione per la pittura di Antonio Monica, Carlo Mori, Giovanni Provenzali, Claudio Castagna e Alide Boschi e si è sviluppata con rigoglio, riempiendo l'improvvisato atélier con una ricca umanità che si rinnova ogni settimana, puntualissimamente.(…)
È un'accademia veramente un po’ strana. Ognuno ha il suo stile. Si dipingono gli stessi soggetti, ma secondo interpretazioni disparatissime. Con tutta tranquillità, buttando le critiche anche salaci l'uno al lavoro dell'altro. “Nessuno vuole vendere i quadri che fa. Tutto così va molto meglio” ha detto Provenzali. L'Accademia è nata dalla passione per la pittura di Antonio Monica e di Carlo Mori. Poi, piano piano, sono arrivati gli altri. Mancava solo il nome:l'Accademia del Cinghio.
(…)
Ogni tanto, a questi si aggiungono degli accademici improvvisati, lieti di utilizzare una mattinata festiva per lavorare in gruppo. Lieti di poter sfotticchiare, ed essere sfotticchiati, senza punte di cattiveria, lieti insomma di poter dipingere senza tanti patemi e senza tanti ipercritici alle spalle.
Ma la cosa più straordinaria di questa accademia di pittori della domenica, che non hanno nessuna difficoltà ad ammettere di essere tali, che anzi ci tengono a questo lavoro esclusivamente festivo in gruppo (nell’atélier con la brutta stagione, tutti insieme alla ricerca di un qualche scorcio gradevole all'aperto quando l'aria è calda e c'è il sole) è che i risultati sono ottimi. Molti dei cosiddetti “professionisti” vorrebbero poter mettere la loro firma sotto una delle opere dell'Accademia del Cinghio.
Dalla Gazzetta di Parma 4 marzo 1968
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I 100 di Marcheselli in mostra
a cura di Manuela Bartolotti, 17 dicembre 2022- 8 gennaio 2023,
Chaos Art Gallery, vicolo al Leon d’Oro 8, Parma
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
25 e 26 dicembre chiuso / 24 e 31 dicembre ore 10:00 - 12:30 / 1 e 6 gennaio ore 16:00 - 19:00
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Sabato 26 NOVEMBRE, ore 17,30
Dobbiamo essere grati alle persone che ci rendono felici.
Sono gli affascinanti giardinieri che fanno fiorire la nostra anima
(Marcel Proust)
All’ombra delle fanciulle in fiore è il titolo del secondo volume della Recherche di Proust, il famoso capolavoro sulla memoria e sul riaffiorare del tempo perduto.
Guardando le opere di Carlo Mezzi, le suggestioni che sorgono alla mente sono quelle di un’eterna primavera, dell’evocazione della bellezza giovanile, di un mondo inondato di luce rifratta in una moltitudine di tinte brillanti. La sua pittura è palesemente impressionista, discendente da Monet, Renoir, sia nello stile che nei temi: paesaggi fioriti, marine, piccole baie, scogliere, ma soprattutto giardini, prati nell’esuberanza di giornate assolate, splendenti, dove sbocciano – sì proprio sbocciano - giovani creature che paiono fatte d’aria, di sogno e di grazia. Nell’ultima produzione, l’artista ha accentuato la forza cromatica e inspessito la materia pittorica, prima molto più piatta. Questo fa sì che le forme acquistino maggiore presenza creando un effetto più sensoriale, più coinvolgente, se si ha l’accortezza – come per tutte le tele realizzate con questo stile – d’osservarle da una certa distanza. I fiori, le piante prendono corpo, non sono più solo “impressioni”, hanno uno spessore e sono assimilabili alla stesura grumosa, pastosa di Adolphe Monticelli, artista poco noto oggi, ma che alla fine dell’ottocento ispirò addirittura Van Gogh, anticipando il post-impressionismo. La pittura di Mezzi, con sempre più evidenza canta l’elegia della vita, le sue donne sono vestali della natura e l’attraversano come angeli su sentieri estivi, rigogliosi, profumati, accarezzati da una brezza silenziosa, da onde gloriose di luce. Una fanciulla esce da cortine di lillà, novella Primavera; ha capelli lunghi e biondi e quasi si confonde con la vegetazione intorno evocando il noto verso dantesco: “par sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare”. La giovane donna celebrata dal pittore sembra proprio la figura angelicata del Dolce stil novo. E intorno è l’Eden dove tutto è quiete, grazia, gioia. Non vi sono oscurità e nemmeno inquietudini, dolori. Si sono tutti dissolti nel colore, nella luce, sciolti nella memoria confortante di un tempo forse perduto, ma - proprio come per Proust - per sempre ritrovato grazie all’incantesimo consolatore dell’arte, alla forza rigenerante, vivifica dell’amore. Manuela Bartolotti
CARLO MEZZI: "ALL’OMBRA DELLE FANCIULLE IN FIORE"
a cura di Manuela Bartolotti, 26 novembre - 14 dicembre 2022, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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OPENING: sabato 26 novembre ore 17:30
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05 - 23 novembre 2022
Chaos Art Gallery - Parma
Inaugurazione: Sabato 5 novembre, ore 17.30
a cura di Mauro Carrera e Laura Olivieri
INGRESSO LIBERO
La stagione dell’amore viene e va. I desideri non invecchiano quasi mai con l'età.
Franco Battiato
Immersi noi siamo nello spirito silvestre, d’arborea vita viventi”.
Gabriele D’Annunzio
Nel Padiglione “Venezia” della Biennale di quest’anno si può leggere un mantra dedicato all’alloro: «TUTTO MUTA, NULLA MUORE, TUTTO SCORRE E OGNI IMMAGINE SI FORMA NEL MOVIMENTO». Come l’alloro è simbolo della metamorfosi, così le stagioni trovano la loro realizzazione in un’eterna mutazione arborea.
Parte da questa considerazione la selezione delle opere di Claudio Cesari ora in mostra alla Chaos Art Gallery di Parma. Il continuo mutare dei colori all’avvicendarsi delle stagioni è stato l’origine di una ricerca che ha impegnato Claudio per oltre cinquant’anni, nel tentativo di catturarne le innumerevoli sfumature attraverso la sperimentazione delle tecniche più disparate: dal disegno alla pittura materica, dall’acquerello all’action painting, dalla fotografia agli esperimenti tridimensionali senza soluzione di continuità.
Era dunque la Natura ad offrirgli l’ispirazione e a sorprenderlo ogni volta nella sua costante mutevolezza. Ad ogni buon conto i paesaggi che ritroviamo però non sono veri (dal verismo) ma verosimili e in alcuni casi addirittura virtuali. Nelle sue opere Claudio si sottrae al naturalismo per lasciare spazio a percezioni illusorie, quasi oniriche, che riflettono espressioni di stati d’animo, vibrazioni, ricordi profondi immersi nella sospensione del tempo.
Ed ecco gli inverni con gelide brine notturne, cui succedono le primavere di vigorose ginestre, seguite da estati di secche spiagge del Po e infine autunni palpitanti di foglie e radici. Dopo primavere ed estati interminabili che aspirano all’eternità, il paesaggio d’autunno ci invita a riflettere sulla bellezza e la transitorietà delle cose viventi, della morte apparente, nella certezza che la vita ricomincerà in forme nuove o in ataviche memorie.
Così che i due alberi spogli realizzati da Claudio, immersi nei caldi colori settembrini, finiscono col rappresentarci con tutta la loro forza e fragilità. È questa un’opera in cui l’uomo si fonde completamente con la natura
E nel silenzio della contemplazione nascono le odi che Miranda, moglie di Claudio, riempie con la sua poesia a corollario di un amore che non conosce la parola “fine”.
Laura Olivieri
Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per info e appuntamenti: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.
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LE COLLEZIONI FIORINI E CALDARINI
a cura di Manuela Bartolotti, 22 ottobre - 2 novembre 2022
Chaos Art Gallery, vicolo al Leon d’Oro 8, Parma
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Lunedì 24 ottobre ore 16-19.
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SABATO 15 OTTOBRE, ore 18:00
La Menneskebiblioteket, creata nel 2000 a Copenhagen da Ronni e Dany Abergel assieme a un gruppo di giovani attivisti, a seguito di un grave episodio di violenza razzista, appare come una comune biblioteca con bibliotecari, cataloghi, scaffali, computer. Tuttavia in questo spazio pubblico ad essere scambiati non sono i libri ma le esperienze di vita di chi si presta a dialogare con il lettore. Quest’ultimo ha la possibilità di scegliere un ‘libro vivente’ in base a titoli che suonano come etichette affibbiate dalla società alle persone: Il senzatetto, Il nudista, La donna islamica, La lesbica …, e incontrare uomini e donne in carne ed ossa per una conversazione di massimo trenta minuti. «Lo scopo principale del progetto – illustra il direttore – è cambiare le percezioni pregiudiziali che la società ha di alcune categorie. L’iniziativa si inserisce all’interno di un movimento provocatorio che vuole portare la gente fuori dalla propria comfort zone, invitandola a parlare con qualcuno con cui il confronto costituisce una sfida». Oggi la biblioteca umana conta sedi in più di ottanta Paesi sparsi in tutto il mondo ed il Consiglio d’Europa nel 2004 l’ha riconosciuta una istituzione vincente ed una buona prassi per abbattere la diffidenza, favorire il dialogo e la socializzazione, sconfiggere il razzismo, i pregiudizi, la xenofobia. Le biblioteche umane si possono consultare anche virtualmente in internet: https://humanlibrary.org/. Sul sito è anche possibile proporsi per testimoniare, con la propria parola, esperienze di ingiustizie e discriminazioni, condividerle e superarle in sorprendenti incontri e fruttuose conversazioni.
Questo luogo reale, virtuale, immaginato ha ispirato i diciotto racconti. Tutte le storie sono frutto della libera espressione della fantasia e della creatività di chi ha ideato questo libro. Gli “oggetti emancipati” del brano L’artista sono opere di Valentina Oliveri e si possono trovare nell’omonimo volume edito da Albatros (2020). Dedico la mia biblioteca umana a chi vuole leggere in profondità dentro alle cose, oltre ai titoli delle copertine, senza paure o pregiudizi.
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Save us, “salvaci” è il grido del pianeta ferito dall’opera dissennata dell’uomo, è il lamento delle creature che stanno scomparendo uccise dall’inquinamento, dal bracconaggio e dalle pratiche illegali sulla terra e nei mari. Questo grido altrimenti inascoltato si manifesta con forza attraverso il disegno e il colore di un’artista di straordinaria sensibilità e talento qual è la giovane svizzera Simone Eisenbeiss. Dopo essere stata apprezzata da importanti personaggi dell’ambientalismo (Paul Watson), della musica (Graham Nash) e dello sport (Bill Muddyman) che hanno dichiarato di volerla sostenere e dopo il successo negli Stati Uniti con la realizzazione di un enorme murale a Fort Myers in Florida, ripreso dalla TV NBC, Simone porta 60 suoi lavori a Parma alla Chaos Art Gallery. Il 24 settembre, alla presenza delle autorità locali, del console svizzero in Italia e di alcuni rappresentanti dell’Associazione internazionale Sea Shepherd Global, sarà inaugurata la mostra “Save us! Il pianeta ferito” che resterà aperta fino al 20 ottobre. Nel periodo d’esposizione, ci saranno alcuni incontri con personaggi famosi impegnati nella difesa dell’ambiente. Ci sarà da sorprendersi per il forte impatto emotivo dei lavori di Simone, unitamente alla stupefacente perizia grafica nel disegnare gli animali. Tuttavia, come scrive la curatrice Manuela Bartolotti nel catalogo, sarebbe sbagliato parlare di una “pittrice naturalista”, pensando ad una riproduzione analitica da taccuino zoologico, “perché le sue opere, pur essendo estremamente accurate nel disegno anatomico delle figure, tuttavia vanno oltre l’osservazione scientifica, sconfinando nel territorio della fantasia e dell’emozione, per rivelare non solo la struttura corporea, ma anche e soprattutto l’intimità degli esseri viventi, la loro anima. Simone osserva e trasfigura, riempiendo le immagini di significati ulteriori.
Certe opere, dove si sovrappongono musi di levrieri e di cervi, di volpi e di linci, dove si compongono corpi di mammiferi e teste di uccelli, piume e peli, code e ali, rimandano ai bestiari medievali, ai cosiddetti “monstra”, ovvero meraviglie di natura. Vengono tuttavia svincolati dalle simbologie complesse e antropocentriche, per veicolare e accentuare, attraverso questi ibridi fantastici, l’idea di una fusione di bellezza e sofferenza. Le sue creature spesso si assottigliano, s’attorcigliano, s’intrecciano, oppure sfilano come ectoplasmi, anime esili, pervase da magia e arcano incanto. Il cerchio, il vortice, l’abbraccio sono elementi chiave della sua pittura, rivelatori di un sentimento panico e di un’idea d’eterno ritorno in una visione misteriosofica ed esoterica dell’esistenza.”
Infatti Simone stessa ha affermato: “Voglio mostrare che esiste qualcosa di più della nostra vita normale e ordinaria. Ci sono cose là fuori che non possiamo spiegare, ma che alcuni di noi possono sentire o riconoscere. C’è molto di più tra cielo e terra…”
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Lunedì 19 settembre, ore 17:30
Nell’ultimo saggio di Orsola Rignani dal titolo “Umani di nuovo”, si torna ad approfondire le tematiche del postumanesimo e le posizioni filosofiche di Michel Serres. Coadiuvata dalle illustrazioni tratte dai suoi quadri visibili nella mostra collettiva “Infiniti” alla Chaos Art Gallery, la studiosa ci conduce oltre le nuove frontiere del pensiero contemporaneo, dove la filosofia si fonde con la fisica quantistica in una concezione dell’uomo, del tempo e dello spazio assolutamente permeabili, mutevoli, in perenne interazione e moltiplicazione. Si passa dall’era di Prometeo a quella di Mercurio, da una realtà controllata e governata ad un universo virtuale e caleidoscopico, difficile da afferrare e in cui persino la corporeità subisce una continua osmosi, un necessario riadattamento e trasformazione, per ridefinirsi e ricostruirsi “umani”. E dove, citando William Blake, oltre le porte della percezione si schiudono non uno, ma più infiniti.
Orsola Rignani è nata a Parma nel 1971 e insegna Storia della Filosofia all’Università di Parma, dopo aver insegnato per diversi anni all’Università di Firenze. Tra i suoi lavori più significativi si segnalano i volumi: Ruggero Bacone: antropologia, filosofia e scienza (Fidenza 2002); Orizzonti di senso e finestre sul Medioevo. Filosofia, scienza, conoscenza, esperienza (Fidenza 2004); Filosofia, scienza e multidimensionalità. I silenzi urlati delle intersezioni (Fidenza 2007); Il mosaico della filosofia. Incontri con il non-detto (Fidenza 2008); Pagine di paesaggi. Su Michel Serres “paesaggista” (Fidenza 2009); Umano? Una domanda per Italo Calvino e Michel Serres (Fidenza 2012).
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Inaugurazione
Sabato 3 settembre, ore 18:00
Quando le porte della percezione si apriranno, tutte le cose appariranno come realmente sono: infinite.
William Blake
Sulla tela ci sono la materia, il colore, segni a volte aggrovigliati, a volte solo graffiti, in evoluzioni iperboliche, oppure tracce gocciolanti, forme imprecise di visioni, affioramenti di parole, frasi che vanno ripetendosi e perdendosi in prospettive senza meta. Da questi cinque artisti non avremo mai la formula della verità, ma certo la breccia nel mistero, il filo d’Arianna dell’arte nel labirinto dell’esistenza, dove continuamente ci si perde e ci trova. In diversi infiniti.
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Inaugurazione
Sabato 4 giugno, ore 17.00
“Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”. Così scriveva Edgar Allan Poe. Per Valter Berni questa calda memoria è anche intrisa di colori, d’emozioni e d’ulteriori sogni. Autodidatta estremamente fecondo, dai primi anni ’60 del secolo scorso e ancor più dopo aver cessato la sua lunga attività di mobili d’arredo e di design, egli s’è immerso nella pittura, affidandosi ai ricordi di soggiorni in luoghi esotici e lontani, rielaborandoli attraverso un raffinato senso del colore acquisito con l’esperienza, così da restituire qualcosa che va ben oltre la visione oggettiva e conduce l’osservatore lontano, in una dimensione senza tempo e spazio, nell’incanto dell’universo.
Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per info e appuntamenti: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.
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Inaugurazione
Sabato 14 maggio, ore 17.00
Gli episodi salienti dei 100 canti della Divina Commedia sono tradotti in rame con la rara tecnica di pitto-scultura dall’artista ungherese Istvàn Madarassy. Il percorso di purificazione di Dante è reinterpretato attraverso la simbologia dei colori, della luce e dell’impostazione delle figure. Si va dall’oscuro, solitario, silenzio dell’Inferno al corale exultet d’oro e luce del Paradiso, passando per un Purgatorio fatto d’ardore rosso di speranza, in un crescendo di moto e d’amore. Madarassy torna a Parma con una mostra che in questi anni ha omaggiato il Poeta sia a Budapest che a Roma (Accademia d’Ungheria) che nella natia Firenze (Museo Casa di Dante).
Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per informazioni: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.
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"ABBRACCI" mostra collettiva di:
NERONE (SERGIO TERZI), GOLIARDO PADOVA,
LUIGI PASTORI, CARLO RONDA, DARIO ROSSI
Inaugurazione
Sabato 23 aprile, ore 17.00
Il cielo abbraccia la terra e quasi vi si confonde nell’acqua di una lanca silenziosa, si chiudono in un abbraccio le ali degli uccelli migratori di Goliardo Padova. Intrecciano i rami i gelsi e si fondono le loro ombre, danzano i contadini nel fiume in mezzo ai prati fioriti di Dario Rossi. Il gallo canta alla luna e la melodia unisce i dolori e le speranze del mondo così che uomini e animali mischiano le loro esistenze fin a confondersi nelle opere di Nerone. È tutto un abbraccio necessario, risolutivo, confortante e materno quello che si compie nei quadri di Carlo Ronda. Più che umano, unione fisica e metafisica, ritorno alla Grande Madre. La stessa che per Luigi Pastori è ma infine per ognuno la Natura, la Terra. Alla fine per tutti c’è un cerchio che si chiude, una storia che ricomincia, dal basso all’alto, dalla morte alla vita.
Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
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Gli accessi saranno contingentati nel rispetto della normativa vigente.
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FONDAZIONE UCCIA FIENI e CHAOS ART GALLERY
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
"CONFINI" di Roberto Taddei
Inaugurazione
Sabato 2 aprile, ore 17.00
I confini di Roberto Taddei sono tra il vero e il verosimile, tra l’immagine e la sua interpretazione precisa, in punta di penna. I confini sono tra realtà e illusione, tra quello che crediamo essere una fotografia, mentre è un disegno creato con una perizia impeccabile, ma ugualmente carico di tensione interiore. È questa che segna un altro confine, quello tra l’iperrealismo, il virtuosismo grafico fine a se stesso e la minuziosa attenzione al mondo, specialmente alle persone, di cui Taddei costruisce linea dopo linea, ombra dopo ombra, la forma e la sua intima essenza, il calore vitale che le pervade. Disegnando si va scoprendo la verità dell’universo, dicevano gli antichi e insegnava Leonardo. Allora quei segni a penna, quei confini di ombra e di luce tracciati scrupolosamente, sono superati dall’arte più autentica che ne trae la vibrazione dell’anima, restituendocela.
Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per informazioni: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.
Gli accessi saranno contingentati nel rispetto della normativa vigente.
FONDAZIONE UCCIA FIENI ONLUS
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Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
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