Emozioni
(Omaggio a Lucio Battisti)
a cura di Manuela Bartolotti e Laura Olivieri
30 settembre -18 ottobre 2023
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Un vero e proprio percorso emozionale quello che offre Alfonso Borghi in questa mostra dedicata a Lucio Battisti nell’anno in cui ricorre l’80esimo anniversario della nascita. Musica, pensieri e parole, impressioni, ricordi si fanno colore e ci vengono incontro, facendo vibrare le corde interiori, trasportandoci in una quarta dimensione fatta di pure essenze cromatiche, di un succedersi di emozioni.
Tu chiamale, se vuoi, emozioni
Sembrano semplici sovrapposizioni di colori, casuali agglomerati di materia, invece sono cortine di un sipario che si schiude dinnanzi e consente di andare oltre l’apparenza e oltre la realtà. Quell’informe che si agita sulle grandi tele di Alfonso Borghi, quella materia crepitante sono emozioni solidificate, addensate nell’impasto, ricordi che sgorgano dalle fratture monocrome, dalle trame di solchi similmente alle vibrazioni ineffabili di Mark Rothko.
Quanti mondi, luoghi, momenti, pensieri vanno affiorando, mentre le parole vengono dopo. Prima è il tumulto, l’impeto interiore che si riordina nell’equilibrio delle tinte e racconta al cuore, oltre lo sguardo. Si è spesso trovata un’analogia con la musica, quella jazz in particolare, perché imprevedibile nel suo andamento, dipendente solo dallo slancio interiore, fatta di connessioni emotive tradotte in note, in suoni che si armonizzano, s’abbracciano in crescendo e diminuendo, si fondono e disgiungono, accendendo sensazioni, memorie, emozioni appunto. Borghi tutto questo lo fa col colore. E ogni quadro, su tela o su carta, è un percorso emozionale, dentro al quale si possono rivedere paesaggi, figure, suoni e silenzi, ridotti in atmosfere cromatiche, forti d’increspature materiche, sporgenze che non attendono l’approccio meditativo rothkiano, la lenta trascendenza, ma vengono incontro, si propongono cariche d’entusiasmo vitale, proprio come il loro autore. Lui poi attinge ispirazione da musica e poesia, da storia e natura, cogliendone l’essenza, la bellezza nascosta ed esaltandola. Sente e dipinge, ascolta e dipinge; nel frastuono del tutto carpisce l’anima delle cose e ce la restituisce vitalissima e guizzante. Sì, perché nelle opere di Borghi c’è sempre un fervore, un’energia costruttiva, persino nei lavori più essenziali, tranquilli; nell’impasto freme la vita. Per questo seduce tanto, per questo continuum di bellezza in evoluzione che offre la speranza perenne della luce, un loop di colori e sentimenti che non finisce mai.
Come cantava Lucio Battisti a cui la mostra è dedicata: “E chiudere gli occhi per fermare qualcosa che è dentro me, ma nella mente tua non c'è”. Ecco, quel qualcosa si è fermato nei quadri di Borghi.
“Capire tu non puoi, tu chiamale, se vuoi, emozioni”. Manuela Bartolotti
E’ un lungo percorso quello svolto da Alfonso Borghi, nato a Campegine (Reggio Emilia) il 3 dicembre 1944. Autodidatta consacratosi all’arte a 18 anni d’ età grazie all’aiuto di un collezionista, si reca a Parigi dove soggiorna breve tempo e approfondisce il Cubismo e Picasso. Al ritorno conosce George Pielmann, allievo di Kokoschka che lo inizia all’Espressionismo. Dopo essere passato attraverso vari stili (cubismo, futurismo, surrealismo), approda a una sintesi personale che si potrebbe definire di “Espressionismo astratto” alla De Kooning. Ha realizzato anche bronzi a tiratura limitata, opere in ceramica, in vetro e illustrato vari testi tra cui il più importante è il libro d’arte “Le vocali” di Rimbaud. Ha avuto innumerevoli riconoscimenti dalla critica più autorevole e apprezzamenti dal pubblico, con mostre in tutto il mondo. Doveroso segnalare le esposizioni al Design Center di Los Angeles e di New York, al Louvre di Parigi, la mostra al Palazzo Ducale di Sabbioneta, all’Istituto Italiano di cultura di San Francisco e l’antologica al Palazzo Ducale di Guastalla. Nel 2005 il Palazzo di Giustizia di Milano gli commissiona tre opere che vanno ad affiancare una quadreria prestigiosa, insieme a De Chirico, Carrà, Sironi. Nel 2010 è presente a Milano alla Galleria San Carlo, con la mostra La caduta degli angeli ribelli. Nel 2011 la sua terra natia, a cui il maestro è legato sentimentalmente e artisticamente, gli dedica una serie di mostre: Correggio, Guastalla, Parma, Reggio Emilia, non prima però di aver presentato a San Francisco la mostra Recent Works. Nel 2012 ancora due appuntamenti importanti: a Torino con la mostra Quadricromia di bianco e materia e a Beirut in Libano alla Galleria “Les plumes”. A maggio del 2013 Palazzo Carandini di Modena ha ospitato la mostra intitolata Suite Modena. L’estate 2013 si è invece aperta con una grande esposizione a Pechino nello spazio 751 D Park Events. A settembre nel prestigioso Chiostro del Bramante a Roma la mostra L'avvento della materia. Nel 2014 tre appuntamenti importanti: a giugno al Museoteatro della Commenda di Prè a Genova, la mostra Alchimie della realtà, poi ripetuta in agosto a Palazzo Medici Riccardi a Firenze. A novembre lo troviamo al Centro Espositivo Rocca Paolina di Perugia con Sonorità materiche. Nel 2015 primo appuntamento a Milano al Palazzo Giuriconsulti, poi in ottobre sempre a Milano alla Galleria San Carlo con la personale La pittura sublime alimento dell'anima. Nel 2016 alla Casa del Mantegna Mantova la personale L'Olimpo della materia, mentre in aprile al Museo Lamborghini a Sant'Agata Bolognese celebra i 50 anni della Miura con la mostra Velocità e colore e a settembre al Castello Scaligero di Malcesine è la personale I quattro quartetti. Nel marzo 2017 al Refettorio Monastico Polironiano di San Benedetto Po Mantova si apre la personale Sulle Ali dello Spirito, a seguire nei locali della Galleria Zanini Arte. A settembre dello stesso anno alla galleria Biffi a Piacenza espone la personale La pittura come poesia e a dicembre 2018 Borghi presenta nel suo atelier il primo volume del Catalogo Generale (Editoriale Giorgio Mondadori) a cura di Giovanni Faccenda; nello stesso periodo viene inaugurata la mostra e presentato il volume Borghi Anthology, a Correggio, nella galleria Espositiva di Palazzo dei Principi. Ad agosto 2019 nella Chiesa del Purgatorio a Matera, Capitale europea della cultura 2019, tiene la personale Dentro silenzi solenni. Nel 2020 alle Scuderie di Palazzo Ducale a Castelnovo né Monti, Reggio Emilia, è la volta della personale Invocazioni. Infine, quasi in contemporanea con la mostra Emozioni Alla Chaos Art Gallery di Parma, è la grande mostra nei locali del Conad Centro Nord di Campegine Oltre il colore, dentro la materia(fino al 7 ottobre), realizzata in occasione del 60esimo anniversario della Cooperativa e corredata da un magnifico catalogo edito da Giorgio Mondadori. Ripercorrere il lungo cammino di Alfonso Borghi è come attraversare il tempo e la storia dal 1965 ai giorni nostri. Il tempo è l’essenza dell’idea racchiusa oggi nella materia di Alfonso Borghi; le sue opere sono espressione di un racconto visivo liberatorio di emozioni e sentimenti, combinazione di elementi fisici ed ideali, formali e cromatici, strettamente connessi alla storia artistica di un territorio, quello in cui Borghi è nato e cresciuto, come pittore e come uomo, ma che il tempo ha aperto alla visione del mondo. Grazie a una lunga attività espositiva e a una costante sperimentazione artistica, Borghi ha saputo coniugare sapientemente l’importanza per la terra d’origine con le esperienze internazionali. Oggi le sue opere trovano spazio in collezioni pubbliche e private e in musei italiani e europei.
Opening
Sabato 30 settembre, ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma
Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
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L'ESSENZA PROFUMATA
a cura di Manuela Bartolotti e Laura Olivieri
9 - 27 settembre 2023
Chaos Art Gallery
Vicolo Al Leon d’oro 8. Parma
Sentiero dell’azzurro domatore di oscure stelle
continuerò il cammino. Finché l’universo si fermi nel mio cuore.
Federico Garcia Lorca
Sogni, enigmi, voli fantastici, scale senza fine, rinoceronti e arlecchini, Napoleoni appesi a un filo e domatori di rane, maschere e stelle. Il mondo di Lorenzo Dondi è un’avventura tra simboli, perdersi alla deriva di un Surreale sempre però poetico e ironico, smagliante e insieme languido, come i colori delle terre della Bassa, una volta dissolta la cortina della nebbia e la foschia dell’afa. Chissà perché poi Surrealismo e Metafisica prediligono i paesaggi piatti, deserti, le pianure o i Paesi Bassi, dove possono sorgere miraggi; forse sono luoghi da riempire di visioni interiori.
Lorenzo Dondi, cresciuto tra San Secondo e Fontanelle, dove ha avuto come mentore Giovannino Guareschi, propone in questa mostra, la sintesi della sua carriera pittorica, tra Surrealismo e Astrazione; si passa in rassegna la sua poetica e quella che lui definisce “l’essenza profumata” ovvero l’amore per la vita e per la sua famiglia. Si presenta così anche nella locandina, il ritratto di un uomo segnato dall’esistenza che porge una misteriosa mela, emblema di tentazione, ma anche di verità da cogliere, da afferrare. È l’omaggio di un artista inesauribile e innamorato, sempre sorprendente e vitale; un’occasione da non perdere.
Opening
Sabato 9 settembre, ore 17,30
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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FONDAZIONE UCCIA FIENI e CHAOS ART GALLERY
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
dal 30 giugno al 2 luglio 2023
Giovani da vedere, sentire, ascoltare
Chaos Art Gallery, emanazione della fondazione “Uccia Fieni ONLUS”, apre gratuitamente le sue porte ai giovani per un evento di tre serate, dal 30 giugno al 2 luglio 2023, ognuna dedicata ad arti varie dei giovani: nella prima serata le arti figurative, nella seconda la musica e audiovisivi, nella terza arti varie, dallo scrittore, alla make up artist, al tatuatore.
Verrà offerta una vetrina reale, non virtuale, e un'occasione di incontro e confronto a giovani artisti, con il contributo e la presenza, per ciascuna serata, di alcuni personaggi noti e di spessore sia artistico che umano, che siano di stimolo e di sostegno ai grandi sogni dei giovani.
Il progetto è all'insegna del più puro volontariato, senza alcun lucro da parte degli organizzatori (Galleria e Fondazione).
La fondazione “Uccia Fieni ONLUS”, nasce su iniziativa dell'artista Alfredo "Dino" Chiapponi in memoria della moglie prematuramente scomparsa, si propone di aiutare con una borsa di studio i bambini di scuola elementare che siano meritevoli ma meno abbienti e di aiutare i malati oncologici e i loro familiari nel percorso della malattia. Dopo la scomparsa dello stesso Chiapponi, un gruppo di suoi affezionati amici artisti ha realizzato, sotto l'egida della Fondazione, il suo sogno: una galleria d'arte, in pieno centro storico a pochi passi dal Duomo di Parma.
Contatti:
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https://instagram.com/chaotica_events?igshid=OGQ5ZDc2ODk2ZA==
Informazioni e contatti
Organizzazione:
Pietro Bonati, in arte Malakooda
Paola Dall’Orto
Silvia Giuberti
Matilde Grossi
Con la collaborazione di:
Arnaldo Rosi
Federica Piombi
Graziano Fantuzzi
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sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
10-28 giugno 2023
Sabato 10 giugno 2023- Ore 17,30
Per il secondo anno consecutivo torna Àd tutti colór 2, una mostra variegata nelle tecniche e negli stili, dove 14 artisti amici della galleria presentano le loro variopinte opere. Il comune denominatore è infatti il colore, elemento espressivo fondamentale come insegnato dal maestro Dino Chiapponi, creatore della Fondazione UcciaFieni Onlus, di cui Chaos Art Gallery è emanazione.
Un omaggio all'arte che unisce, al colore che emoziona.
Espongono: Dante Battioni, Paolo Bottioni, Noemi Bolzi, Mario Bonini, Paolo Canali, Paola Dall'Orto, Giuseppe Del Grosso, Graziano Fantuzzi, Franco Garuti, Paola Maggiorelli, Cesare Ponzi, Arnaldo Rosi, Federica Trapella, Massimo Violi
10-28 giugno 2023
Chaos Art Gallery, vicolo al Leon d’Oro 8, Parma
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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UTOPIE - OSTACOLI
Sabato 20 maggio, ore 17,30
La sua arte è un esercizio di elaborazione mentale, un’operazione catartica che mira a trascrivere i nodi esistenziali, gli ostacoli spinosi e affilati, per poi scioglierli con linee e tinte in sorta di mandala astratti, a disegnare utopie (etimologicamente non luoghi o luoghi indeterminati) per decrittare la mappa di uno spazio interiore, perfetto, centro di equilibrio dell’universo, quiete di luce alla somma dei colori, punto di fuga infinito tra geometrismi.
Giuseppe Ziveri ha avuto un percorso artistico complesso, molto articolato, passando da un inizio figurativo evocativo, fino a giungere, attraverso evoluzioni di forme e segni, all’astrazione più pura, mantenendo sempre l’attitudine alla precisione grafica rigorosa. Nonostante i cambiamenti e l’evoluzione verso la sintesi astratta, ci sono tuttavia due elementi imprescindibili e inconfondibili nella sua arte: la struttura geometrica e la natura. Anzi, si potrebbe dire ancor meglio la “geometria della natura”, come forma ideale nascosta dentro le cose e dentro le creature, vegetali e animali. Per questo in mostra non ci sono solo gli ultimi sviluppi con costruzioni piramidali, parallelepipedi in sovrapposizioni armonizzate dai colori, ma si possono vedere anche fiori, foglie e uccelli degli anni ’80, con anime di luce, quasi incarnazioni di un mistero universale. Inoltre, c’è una natura morta, anzi uno stelo fiorito che sembriamo ritrovare nella leggerezza sospesa di un’opera (Equilibrio) invece costruita di equilibri geometrici. Come i grandi astrattisti (Kandinskij e Mondrian), Ziveri ha - con un gioco di parole - estratto e astratto; ha estratto lo scheletro della realtà e ha astratto, trovando le forme perfette dentro nascoste. Platonicamente parlando, l’artista si è ricondotto al mondo delle Idee e alla perfezione della geometria di cui tutto l’universo è costituito. E anche quelli che potrebbero sembrare dei divertissement sfuggiti all’inconscio (avete presente quei disegni che si fanno distrattamente senza pensare? Intrecci, sagome geometriche? Non è un caso che lui sia anche un grafologo) vengono ordinati e riorganizzati dal colore con accordi calibrati, ragionati e controllatissimi. Queste opere allora sono assimilabili a mandala che tramandano architetture utopiche, aspirazioni interne che si fanno strutture di spazi urbani ideali, ascensionali, oppure al contrario diventano sbarramenti e ostacoli. I tanti cespugli e roveti degli anni ’70 si sono trasformati in incroci di triangoli acuti e acuminati, di linee, barricate da superare. Basta però spostare la composizione cromatica, orientarla diversamente ed ecco che le barriere vengono meno, le prospettive si alzano, la direzione è il cielo, ancora una volta, quello dove si libravano gli stormi di uccelli, con anime pulsanti di speranza. Ziveri riesce sempre a risolvere gli ostacoli, a far fiorire i cespugli, a ritrovare una condizione di serenità, di pace, un equilibrio di forme laddove sembrerebbe impossibile. La sua arte è un esercizio di elaborazione mentale, un’operazione catartica che mira a trascrivere i nodi esistenziali per poi scioglierli con linee e tinte, a disegnare utopie (etimologicamente non luoghi o luoghi indeterminati) per decrittare la mappa di uno spazio interiore, perfetto, oasi tra intersezioni di foglie, di petali, rami, pausa tra lo slancio di ali, centro di equilibrio dell’universo (centro di gravità permanente avrebbe detto Battiato), quiete di luce alla somma dei colori, punto di fuga infinito tra geometrismi. Una ricerca continua, un rinnovarsi e succedersi di figure in crescendo, come fa la natura, senza sosta. E quando finalmente l’artista si ferma è contemplazione, bellezza libera da vincoli e paure. Non deve più argomentare nulla, non più tendere, aspirare e sperare, ma solo fiorire come le nuvole e i cieli delle poesie dell’amato Hans Arp. Manuela Bartolotti
Giuseppe Ziveri
"UTOPIE-OSTACOLI"
Sabato 20 maggio, ore 17,30
20 maggio -7 giugno 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
"La poetica della luce"
Sabato 29 aprile, ore 17,30
Opere che vibrano di risonanze energetiche, colori pulsanti. La pittura di Franzini si percepisce come un totem fortemente evocativo, ha in sé la sacralità della vita, il mistero creativo che si rinnova continuamente, la poetica della luce.
All’inizio fu un segno a creare un sentiero nel paesaggio o a tracciare il profilo di un volto, di una mano, in realtà imprimendo un solco e un varco nel silenzio, un filo d’Arianna che conducesse al mistero. Leonardo da Vinci per primo e più di tutti c’introdusse nella calligrafia del mondo e nella vibrazione dell’anima universale. Molto più tardi, questo diapason fu fatto risuonare col colore, Čiurlionis lo predisse, Kandinskij lo teorizzò, Klee e Mondrian lo costruirono, scomposero e ricomposero, Rothko approfondendolo, lo liberò. Il colore divenne lo strumento per veicolare la musica interiore e cosmica, l’armonia perfetta del tutto, quello che il filosofo Hillman chiamerebbe “il codice dell’anima”. Proprio su questa stessa strada, tra la razionalità e l’intuizione, tra il pensiero e l’emozione, nella comunione ed espansione delle arti troviamo il pittore Silvio Franzini.
Le sue opere sono dotate di una forza espressiva primordiale, archetipica, si potrebbero definire totem evocativi. La loro risonanza energetica rimanda alle atmosfere enigmatiche dei dolmen di Stonehenge, alcuni tratti di viso sospesi in pulviscoli di luce suggeriscono stele primigenie affioranti tra pulsazioni cromatiche. Le tinte sfumano le une nelle altre in modo armonico e vibrante. Le immagini levitano su un silenzio gravido di sonorità che sembrano provenire da spazi remoti, come onde che si scompongono nell’iride di un oceano di luce. Sono emozioni afferrate, trattenute, ma mai fermate o statiche; vive, fluide, scorrono davanti agli occhi e insieme schiudono dentro noi le forme dell’invisibile, suggerendo vastità. Per quello più ancora che “trasfigurazioni”, si potrebbero definire “apparizioni”. Necessitano ascolto attento e un’osservazione intima, quasi meditativa.
Tornando all’inizio di questa lunga storia d’arte e rivelazione, Franzini non chiude la linea introspettiva di Leonardo, applicando semplicemente all’astrazione il suo intraducibile “sfumato”, così come non si ferma appagato alle geometrie di Kandinskij, alle architetture di Klee, alla scacchiera razionale di Mondrian. Accoglie tutte queste suggestioni, ma poi si trova ancor più affine al lituano, ingiustamente meno celebre, ma reale ispiratore dell’astrattismo, Konstantinas Čiurlionis. Così s’approssima alle sue visioni metafisiche e “sinfoniche”, ai suoi ponti lanciati nell’ignoto e da lì giunge alla mistica di Rothko, pur senza quella vertiginosa drammaticità, sonoramente bassa e diaframmatica. Le note di Franzini sono più alte, ariose, visioni dell’imponderabile e divina bellezza. La stesura pittorica invece sembra apparentarsi con gli sfondi dell’artista lituano, in quel trascolorare fluttuante e sonoro, assecondando oscillazioni luminose, vibrazioni energetiche.
Ora trasferiamoci per un istante alla scena della Creazione di Adamo rappresentata da Michelangelo nella Cappella Sistina. Tra il dito di Dio e quello dell’uomo c’è uno spazio minimo ma altrettanto incommensurabile fatto d’energia, luce, e porta tutta la forza dell’amore creatore, silenzio e suono insieme. Lì entriamo in quella dimensione intermedia, in quel campo magnetico potentissimo tra l’alto e il basso, tra l’assoluto e il relativo, dove non ci sono più le categorie terrene, ma la scintilla del divino. Ecco, in quella frazione, pausa fremente, attesa forgiante, in quel quanto d’universo e in quel qualia d’umana percezione, dove si sente più di tutto il mistero e il mistero del tutto, s’incastona come un brillante la pittura di Franzini, poiesis (poetica) della luce. Manuela Bartolotti
Silvio Franzini
"La poetica della luce"
Sabato 29 aprile, ore 17,30
29 aprile -17 maggio 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
Alfiya Galiullina
Eugenia Giusti
Loredana Orlandini
Marco Papagni
Annalisa Savi
Sabato 15 aprile, ore 17,30
Tutto è in tutto e tutto si muove e trasforma, in un perenne scambio simbiotico. Dalla terra, dal minerale alla pianta, alla foglia, al fiore, all’acqua, al fuoco, di nuovo alla terra e al respiro d’anima che dà l’artista, restituendo col colore o coll’impasto di creta, la vibrazione profonda, l’energia, la forza inestinguibile della natura. E della vita.
Non mi era mai capitato di vedere nature morte di pietre. Di qualsiasi altra cosa o elemento naturale è abbastanza normale, quasi scontato. Ma non di pietre. Eppure esse rappresentano l’energia più intima e ancestrale della terra, i loro colori e riflessi irradiano misteriose frequenze che interagiscono con la mente e il corpo. Loredana Orlandini porta in mostra queste gemme incantate, introducendoci nel cuore della natura, all’origine della sua forza inesauribile. Ecco poi Eugenia Giusti con il suo “Albero della vita” realizzato su legno grezzo, i cui anelli sembrano disegnare in una sorta di anamorfosi involontaria, l’immagine di un teschio. Quella che appare come una rappresentazione normale, rasserenante, cela l’inquietante traccia del destino, del memento mori e del cerchio eterno dell’esistenza, il legame indissolubile tra uomo e cosmo. Ugualmente i suoi boschi in fiamme riconducono alla follia dell’essere umano e alla distruzione della bellezza del creato di cui siamo spesso testimoni impotenti. La Giusti ha spesso affrontato con la sua sensibilità artistica queste tematiche, inserendo nelle opere pezzi di materiale e producendo un’efficace materica tridimensionalità.
Annalisa Savi ci riporta invece in una dimensione più serena, nella pacificante atmosfera primaverile delle fioriture, nell’esuberanza dei prati di papaveri o nel tripudio rosaceo della magnolia. Oppure panorami marini, visioni distensive e romantiche interpretate con grazia e stupita meraviglia. Anche le sue ceramiche raku sono ispirate al mondo naturale e al mito, con suggestioni simboliche: elefanti, iridescenti conchiglie, la testa di Medusa.
Alfiya Galiullina si sofferma sul dettaglio di una foglia sul bordo di un ruscello per dire dell’”alfa e omega”, dell’acqua elemento vitale e originario che sta per condurre via la foglia rossa e caduta, indicando quella ciclicità di cui siamo tutti parte e che la natura esalta con le tinte: chiara, trasparente la nascita, rosso come anche il tramonto il preludio della fine. La sua presa diretta dell’emozione davanti alla natura è interpretata con ancor maggior efficacia attraverso la tecnica dell’acquerello, dove riesce a dare più ampio respiro alla contemplazione, facendo affiorare dalla carta l’istante irripetibile, lo sguardo incantato sul mondo.
Infine, ultimo ma non ultimo, l’unico uomo e puramente scultore in questa rassegna altrimenti declinata al femminile. Marco Papagni torna ad illustrare con la creta le figure dei dannati dell’inferno dantesco e predilige le forme metamorfiche, le creature metà uomo metà pianta come il suicida Pier della Vigna, oppure le classiche mitiche Driadi. La sua abilità è nell’impasto denso di materia e spirito che riesce a dare alle sue creazioni, nel drammatico incresparsi e spezzarsi di un volto, nel contorcersi delle membra. Ci fa sentire il grido altissimo di anime prigioniere nella forma. Tutti questi 5 artisti ci dicono come l’umanità sia fragile parte dell’universo. Tutto è in tutto e tutto si muove e trasforma, in un perenne scambio simbiotico. Dalla terra, dal minerale alla pianta, alla foglia, al fiore, all’acqua, al fuoco, di nuovo alla terra e al respiro d’anima che dà l’artista, restituendo col colore o coll’impasto di creta, la vibrazione profonda, l’energia, la forza inestinguibile della natura. E della vita. Manuela Bartolotti
15 -26 aprile 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
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"SOGNO"
Sabato 25 marzo, ore 17,30
Nell’arte di Raffaella Bellani tutto sembra legarsi ad un filo invisibile e inconscio, tra terra e cielo, tra aria e acqua, aldiquà e aldilà. È un graffito sottile tra scritte sospese e sguardi affioranti, in bilico tra passato e futuro, è un’evocazione e un’invocazione interiore. Un sogno. E un misterioso, magico ricongiungimento.
Le donne, il mondo, i pesci. Ecco le tematiche di Raffaella Bellani. Ma cosa li lega, oltre ai materiali che s’insinuano e sovrappongono? Un filo invisibile e inconscio, tra terra e cielo, tra aria e acqua, aldiquà e aldilà. È un graffito sottile tra scritte sospese e sguardi affioranti, in bilico tra passato e futuro, è un’evocazione e un’invocazione interiore. Un sogno. Bellani ha sempre fatto molti ritratti, quasi tutte donne con dentro universi di cose, scatole cinesi d’immagini, fioriture di pensieri e memorie come giochi di riflessi, emersioni simboliche e oniriche. Il suo linguaggio è solo apparentemente realistico, figurativo, perché poi invade i territori dell’inconscio, andando oltre, divenendo surreale e metafisico. Le giustapposizioni di tecniche che sembrano inspessire le sue tele, creando rilievi, paradossalmente le sgravano del peso della materia, approfondendo le piste d’indagine, moltiplicando le chiavi di lettura. La sua è una pittura solo apparentemente semplice e immediata, ma in realtà è estremamente introspettiva e articolata. Le ultime opere vedono protagonisti pesci, colorati e fantastici, silhouettes elementari fluttuanti nell’etere. Eppure sono archetipi e simboli alchemici, veicoli muti di messaggi ineffabili. Aggrappati ad essi, su altalene, quasi mimetizzate sono donne e bambine dai capelli rossi e ricci, vitali apparizioni del sé. Non bisogna lasciarsi ingannare anche qui dalla semplicità di queste scene, leggere, quasi decorative, eppure misteriose. Le superfici graffiate, elaborate con inserti materici raccontano poi molto più di una storia individuale e personale, ma dispiegano in sguardi e profili l’eterno femminino, l’Anima mundi, la donna nella sua essenza. Si sente come la Bellani dipinga in un trasporto quasi medianico, afferrando intuizioni superiori, esprimendo l’arcano dell’esistenza con gesti artistici che scavano pensieri. Dietro le tele (e talvolta anche sopra, quasi in filigrana) trascrive il diario interiore di questi momenti estatici, le tracce per orientarsi nei labirinti dell’anima. E poi ecco sorgere una parola: ricongiungimento. Il filo del sogno conduce in alto, oltre quella superficie scabra, oltre la pelle segnata e lo sguardo d’incolmabile attesa. Le sue opere spingono sempre verso approdi d’ulteriori immaginazioni. Sogni o magie? Forse entrambe le cose. Manuela Bartolotti
RAFFAELLA BELLANI "SOGNO"
Sabato 25 marzo, ore 17,30
25 marzo - 12 aprile 2023, Chaos Art Gallery, Vicolo al Leon d’Oro 8, Parma,
Orari: da martedì a sabato 10:00-12:30 / 16:00-19:00, domenica 16:00-19:00.
Pasqua e Pasquetta: 16:00-19:00
Per info e appuntamenti: 0521.1473924
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